Perché i nuovi aiuti Usa all’Ucraina non saranno un punto di svolta nella guerra
Altro che 60 miliardi. L’Ucraina “potrà contare nell’immediato solo su circa 12 miliardi di dollari in armamenti”. Il pacchetto varato dalla Camera americana è destinato per la maggior parte a rifornire i magazzini delle forze armate Usa. Dai quali solo in un futuro non vicino potranno essere attinte ulteriori forniture per Kyiv. Per ora “si tratta di un aiuto che potrà gradualmente migliorare la situazione molto critica in cui si trovano gli ucraini”. Ma “non è certo un game changer”.
L’esperto di difesa Dmitry Kuznets ha seguito la guerra dell’Ucraina fin dal giorno dell’invasione, più di due anni fa. Ne ha scritto soprattutto per la testata online Meduza. È scettico sulla possibilità che le cose cambino rapidamente in un senso o nell’altro, nel conflitto. Non che la ripresa dell’aiuto Usa all’Ucraina sia irrilevante. Tutt’altro. Ma i problemi di Kyiv non verrano certamente risolti di colpo. Così come i limiti organizzativi delle preponderanti forze russe impediscono al Cremlino di cambiare strategia e di assestare un colpo definitivo al nemico prima del dispiegamento delle nuove armi.
Abbiamo fatto il punto con Dmitry Kuznets in videoconferenza da Riga.
Oltre sessanta miliardi sono una bella cifra. Cosa cambia, sui fronti ucraini?
Ma non sono 60 miliardi. Sono poco più di 12 miliardi. In realtà solo una parte del package, meno di un quarto, è destinato all’Ucraina per comprare direttamente armi e munizioni. Il resto è per ricostituire le scorte di materiale bellico nei magazzini statunitensi (la ripartizione del pacchetto di aiuti comprende: 13,8 miliardi — comprese le spese per la logistica — all’Ucraina per l’acquisto di armamenti e nove miliardi per l’assistenza economica a Kyiv in forma di finanziamenti a fondo perduto: il resto è destinato all’arsenale Usa. Da cui potranno arrivare altre armi all’Ucraina solo in futuro, ndr)
Saranno sufficienti, le armi e le munizioni effettivamente in arrivo?
Difficile dirlo. Per avere un riferimento, basta però considerare che si tratta di forniture in linea con quelle che gli Usa hanno destinato all’Ucraina nel corso del 2023: pari a circa 12 miliardi di armamenti, appunto. E questa è anche la cifra per le armi che potranno arrivare adesso nell’immediato. Poi, sono previste altre consegne dai magazzini americani che saranno riforniti proprio grazie al package appena approvata dalla House of Representatives. Ma passeranno molti mesi prima che questo materiale arrivi sul teatro di guerra.
Sono frequenti i ritardi nell’arrivo degli armamenti che Washington destina all’Ucraina?
Faccio solo un esempio: nel 2022 furono firmati i contratti per la fornitura a Kyiv delle bombe a piccolo diametro fabbricate dalla Boeing. Ebbene solo in questi giorni sono state rese effettivamente disponibili (si tratta delle Gbu-39 Sdb, bombe guidate plananti da 139 chili che possono essere collocate sotto le seminali dei droni da combattimento, oltre che sui caccia bombardieri F-22 e F-35 — che però l’aviazione ucraina non ha in dotazione —, ndr).
Quali sono le armi di cui le forze armate di Kyiv hanno più urgentemente bisogno?
La situazione è davvero molto critica. Servono subito munizioni per l’artiglieria, in particolare per i pezzi da 155 millimetri (come gli obici M777 forniti fin dal primo anno di guerra dalla Nato, ndr). E, naturalmente, servono subito sistemi di difesa antiaerea. Per proteggere città, infrastrutture e riserve dagli attacchi dal cielo.
Il fatto che tra poco arriveranno i rifornimenti potrà consentire agli ucraini di attingere fin da subito alle loro riserve per rafforzare le linee?
“Rafforzare” è una parola grossa. Gli ucraini al momento sono in una posizione parecchio difficile, soprattutto sul fronte di Avdiivka. Però sono in arrivo armi e munizioni per 12 miliardi. E, almeno queste, arriveranno subito. Potrebbero partire, dagli Usa o dalle basi Nato in Europa, già il giorno dopo l’approvazione del package da parte del Senato americano (prevista in settimana, ndr). E ci vorrà solo una settimana per il dispiegamento in Ucraina. La rapidità nella gestione di questa fornitura è cruciale.
Ma bastano le armi? E gli uomini? La preponderanza russa è evidente, anche a questo riguardo.
La questione della mancanza di personale militare ha provocato proteste e dibattiti infiniti nella Rada, il parlamento ucraino. Alla fine è passata la nuova legge sulla mobilitazione (che abbassa l’età della leva da 27 a 25 anni e elimina la clausola del congedo dopo 36 mesi, ndr): arriveranno nuovi soldati. Ma ci vorrà tempo per creare i collegamenti tra reparti e le linee di comando che potranno rendere efficace il loro inserimento.
Ci par di capire che il tanto atteso “package Usa da 60 miliardi”, non sia proprio un punto di svolta in grado di rovesciare le sorti della guerra
Sarà un aiuto in grado risollevare parzialmente le forze ucraine dalla situazione di forte criticità in cui si trovano. La crisi continuerà per qualche mese, ma gli aiuti americani consentiranno di alleggerirla progressivamente e di rafforzare i fronti. Nel frattempo, sarà probabilmente inevitabile cedere alcuni territori alle forze russe. In una guerra che continuerà ad essere guerra di logoramento, guerra di attrito.
La guerra di logoramento piaceva al Cremlino che sperava così di stancare l’Ucraina e l’Occidente, contando su un inaridirsi delle forniture militari a Kyiv. L’approvazione del pacchetto di aiuti Usa è una specie di fallimento di questa strategia. A questo punto la Russia potrebbe scatenare un’offensiva per chiudere la partita?
Il Cremlino probabilmente vorrebbe cambiare strategia. Ma le forze armate russe mica hanno gli strumenti per fare una guerra diversa da quella che stanno facendo. Pur essendo preponderanti avanzano di poche centinaia di metri al giorno. Manca la qualità organizzativa per schiacciare il nemico. Non si riesce a far affluire risorse senza che gli ucraini se ne accorgano e le colpiscano. Grazie soprattutto ai droni che consentono di seguire le mosse dell’avversario. E dei droni kamikaze in grado di distruggere anche i blindati avversari. E questo è avvenuto e sta avvenendo anche in attesa degli aiuti Usa.
Quindi non si aspetta che i russi attacchino con tutte le loro forze nei prossimi giorni, prima dell’arrivo delle nuove armi ucraine?
Mi aspetto una prosecuzione dell’offensiva in cui le forze russe sono attualmente impegnate, ma non un cambiamento dell’intensità nella loro azione. Continueranno ad avanzare lentamente, cercando di annientare le riserve ucraine. Mantenendo però un livello tutto sommato limitato di attività. Non potranno fare molto, prima dell’arrivo degli armamenti e delle munizioni del package Usa. E dopo, l’offensiva russa avrà ancor più filo da torcere.
E i problemi interni dell’Ucraina? Corruzione, organizzazione e morale della popolazione — per non parlare dei soldati — sono elementi che continuano a pesare negativamente sulla resistenza di Kyiv? La situazione è migliorata con gli avvicendamenti ai vertici militari e politici decisi dal presidente Zelensky?
Non mi pare che sia cambiato granché. Sono ostacoli che permangono. E il problema non è nelle persone a capo dell’esercito e della politica. I guai arrivano in buona parte dal fatto che nello scorso anno a Kyiv si è davvero pensato di poter vincere la guerra con una veloce controffensiva. Come sappiamo, non ha funzionato. Molti nodi organizzativi creatisi a causa della mal posta fiducia in quell’attacco restano da scegliere. Senza contare che proprio dal fallimento di quell’operazione è derivato lo stop agli aiuti militari Usa e il minor impegno dell’Europa. Proprio nel momento in cui c’era più bisogno di sostegno.