Perché i negoziati per il rilascio degli ostaggi in cambio di una tregua a Gaza sono di nuovo in bilico
Dopo una giornata – quella di ieri – in cui erano trapelati cauti segnali di ottimismo per un accordo su un cessate il fuoco israeliano a Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi da parte di Hamas oggi i negoziati sono nuovamente in bilico. Sebbene un funzionario arabo abbia riferito a Sky news Arabia che la bozza attualmente in discussione tra le parti sia "la migliore" dall'avvio dei colloqui, spingendosi a prevedere che la sua "accettazione è imminente", la discussione sarebbe ancora piuttosto complessa e le parti determinate a non fare marcia indietro rispetto alle proprie posizioni.
Il principale punto di dissenso infatti è che Hamas non si accontenta di una tregua temporanea ma pretende "una esplicita" fine della guerra nella Striscia, mentre Israele è totalmente contraria a questa ipotesi. Stando a quanto afferma Al Jazeera il partito armato vuole garanzie da parte degli Stati Uniti che Israele non lancerà un’invasione di terra nel sud di Rafah, garanzie che tuttavia non possono essere fornite dal momento che Netanyahu è determinato ad attaccare la città della Striscia, dove sopravvivono in condizioni disumane 1,2 milioni di palestinesi, circa la metà dei quali bambini e adolescenti, indipendentemente dalla liberazione degli ostaggi.
Le famiglie degli ostaggi a Netanyahu: "Fate l'accordo su Gaza"
E a proposito degli ostaggi a poche ore da Yom ha-Shoah – che da stasera in Israele ricorda l'Olocausto – i rappresentanti delle famiglie degli uomini e delle donne ancora imprigionati a Gaza si sono rivolte al primo ministro Benyamin Netanyahu chiedendo che si faccia l'accordo con Hamas. "Vogliamo ricordare – hanno detto – che avete promesso ogni anno ‘mai più'. È vostro dovere ignorare qualsiasi pressione politica e la storia non vi perdonerà se mancherete l'opportunità, poiché il ritorno degli ostaggi è una condizione necessaria per la resurrezione nazionale".
WFP: "In alcune zone di Gaza c'è una carestia in piena regola"
Nel frattempo la leader del World Food Programme ha affermato che alcune parti della Striscia di Gaza stanno attraversando una "carestia in piena regola" e che la fame si sta diffondendo a macchia d'olio in tutto il territorio dopo quasi sette mesi di guerra. "C'è una carestia – una carestia in piena regola nel nord, e si sta spostando verso sud", ha detto Cindy McCain, direttrice del programma, in un'intervista con "Meet The Press", dell'emittente NBC.