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Guerra in Ucraina

Perché i missili di Putin non sono invincibili ma la minaccia all’Europa è seria: l’analisi degli esperti

L’esperto dell’Onu Baklitskiy a Fanpage.it: “I nuovi missili ipersonici non sono invincibili e cambiano poco sul piano militare”. Ma anche se usa i soliti toni da propaganda “stavolta la Russia invia un segnale serio”, secondo l’analista Podvig. E il rischio è aggravato dalla strana passione di Putin per le atomiche.
A cura di Ida Artiaco
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La dimensione nucleare è così seria e pericolosa che definire le minacce di Vladimir Putin un bluff è riduttivo. Così come l’aggiornamento della dottrina ufficiale sull’utilizzo delle armi nucleari, l’introduzione del missile Oreshkin è parte di un'operazione psicologica e cambia poco sul piano militare. Ma la tensione non è mai stata così alta in quasi tre anni di guerra, e l’avvertimento non è mai stato così diretto. Considerata la personalità di Putin, la possibilità che la Russia possa colpire l’Europa è concreta. Sarebbe l'inizio dell’inimmaginabile.

Nocciòlo stagionato

“L’Oreshnik è simile ad armi già presenti nell’arsenale russo”, spiega a Fanpage.it Andrey Baklitskiy, senior fellow all’Istituto per la ricerca del disarmo dell’Onu (Unidir). “Si tratta di un missile balistico di medio raggio. Proprio come ha detto Putin. Ma dalle specifiche tecniche menzionate dal presidente si capisce che non l’Oreshnik non ha molto di avveniristico”.

È certamente un missile ipersonico: tra i 2,5 e i 3 chilometri l’ora. Una velocità simile a quella dei Kinzhal e degli Iskander. I missili balistici intercontinentali sono più veloci. Rispetto ai 200 chilometri del Kinzhal e ai 400 degli Iskander, ha il vantaggio di potere esser lanciato da maggior distanza.

Non è vero che sia impossibile da intercettare. Lo si era detto anche dei Kinzhal. Che poi in molti casi sono stati abbattuti dalle difese aeree ucraine. "Quando l’intercettore ha un corretto allineamento, ogni cosa che vola può essere intercetta”, nota Baklitskiy.

Ha sei testate, ma l'effetto sull'impianto di difesa Yuzhmash di Dnipro, colpito il 21 novembre, non sembra essere stato catastrofico, a giudicare dalle foto satellitari. L’Oreshnik, che significa "nocciòlo" in italiano, potrebbe essere devastante solo se dotato di testate nucleari. Però Putin e i suoi generali hanno sottolineato l'efficacia convenzionale del nuovo missile.

Che poi tanto nuovo non è. Secondo l’Ukrainska Pravda si tratta di un Rs-26 Rubezh, sviluppato oltre dieci anni fa. “Difficile dire se è vero, dalle immagini dei frammenti fornite dai Kyiv”, commenta a Fanpage.it Pavel Podvig, direttore del progetto Russian nuclear forces. “È molto plausibile che si tratti di una versione aggiornata dell’Rs-26”, secondo Andrey Baklitskiy.

Europa nel mirino

Qualunque cosa sia, l’Oreshnik è in grado di colpire l’Europa, come sottolineato in modo inquietante da Putin e ancor più dai suoi consiglieri. Ma non è l’unico missile russo con questa capacità. I Kinzhal, così come diversi missili cruise russi, possono raggiungere facilmente l’Europa. Tutte armi che costano molto meno dell’Oreshnik e che, secondo gli esperti, sarebbero già efficaci nel superare i sistemi di difesa europei, insufficienti e mal distribuiti.

“Il test sullo stabilimento di Dnipro è stato il modo di lanciare un segnale della volontà di escalation della Russia a fronte di ogni escalation dell’Occidente”, è l’opinione di Podvig. Mentre scriviamo queste righe, il ministero della Difesa russo rende noto che sta preparando "misure di ritorsione" in seguito a un attacco ucraino con ATACMS, per il quale ha ammesso perdite e fornito dettagli e foto. La spirale continua.

Le affermazioni del presidente russo sulla novità e l'invincibilità di questo missile ipersonico sono esagerate e propagandistiche. La volontà di reagire di fronte al superamento della linea rossa col lancio di ATACMS e Storm Shadow su obiettivi in Russia stavolta sembra reale, al contrario di quanto avvenuto per le linee rosse del passato.

Razionalità ed emozioni

Il Cremlino accusa l'“Occidente collettivo” di escalation. In realtà è Vladimir Putin a utilizzare costantemente l'escalation per perseguire i suoi obiettivi. Che restano il controllo dell'Ucraina o la pace secondo i termini equivalenti a una resa. Dall'invasione e l'annessione di quattro regioni ucraine, al dispiegamento di truppe nordcoreane, al lancio di un missile ipersonico su Dnipro e alle minacce verso l'Occidente, Putin ha costantemente aumentato l'intensità del conflitto.

Comunque la si metta, è innegabile che il lancio di Oreshnik rappresenta la minaccia nucleare più diretta di Putin dall'inizio della guerra. “Passare dalle parole ai fatti sarebbe del tutto irrazionale, da parte del Cremlino”, sottolinea l’esperto Onu Baklitskiy. “Al di là di ogni altra considerazione, perché mai Putin dovrebbe fare un passo del genere proprio adesso, quando le prospettive sul campo di battaglia sono favorevoli alla Russia?”. In effetti, lo zar non è ricorso alle armi nucleari nemmeno nei momenti in cui tutto sembrava perduto. Si è sempre limitato alle minacce.

Forse il problema maggiore è che il ricorso alla razionalità non è sempre stato prevalente, nelle scelte fatte negli ultimi anni dal Cremlino. “Putin non sa se usare l'arma nucleare o no. Dipende dalle sue emozioni”, ha detto l’analista politico di Novaya Gazeta Andrei Kolesnikov alla Bbc.

Come Putin si è innamorato della bomba

"È un uomo molto emotivo. La decisione di iniziare questa guerra è stata anch'essa un passo emotivo”. Quindi — ha aggiunto il celebre editorialista moscovita — “dobbiamo prendere Putin sul serio, ed ammettere che, in determinate circostanze, potrebbe usare almeno un'atomica tattica nell'ambito di una guerra nucleare limitata. Sarebbe l'inizio di un'escalation suicida per il mondo intero”.

Con ogni probabilità la “escalation suicida” di cui parla Kolesnikov partirebbe anche nel caso di un attacco convenzionale su uno dei Paesi Nato in Europa. La reazione dell’alleanza, convengono gli esperti — compresi quelli russi — sarebbe convenzionale ma estremamente dura. E la contro-risposta di Mosca potrebbe avere davvero poco di razionale.

La personalità del capo del Cremlino è tutt’altro che irrilevante per questi temi. La sua passione per i missili nucleari e per la tecnologia ipersonica rasenta livelli patologici. Quando ne parla si entusiasma. I suoi cortigiani lo sanno e per compiacerlo alimentano le sue frenesie.

Da ben prima dell’ invasione dell’Ucraina, ipotetiche guerre nucleari e presunte armi invincibili sono protagoniste nei talk show televisivi e nella narrativa politica. Il discorso programmatico del presidente dopo la rielezione nel 2018 fu quasi interamente dedicato ai nuovi armamenti che dovevano garantire la supremazia nucleare della Russia.

Tra Stalin e Stanley Kubrick

Il programma per i missili ipersonici fu avviato nei primi anni del nuovo secolo. Nel 2018, Putin rivelò il sistema Avanguard, con vettori capaci di superare Mach 20 e sfuggire alle difese aeree, lodando pubblicamente l’invincibilità delle sue armi nucleari. Gli scienziati e gli ingegneri impegnati nelle tecnologie ipersoniche vivono in compound isolati dal mondo. Dal 2018, almeno 12 di loro sono stati arrestati con l'accusa di tradimento, secondo quanto riportato da The Bell.

Tornano in mente le paranoie di Stalin. E anche le vicende del Dottor Stranamore. Ci sono pochi dubbi che il presidente della seconda maggior potenza nucleare si sia innamorato della bomba e abbia imparato a non preoccuparsi troppo dei rischi di un suo utilizzo, come il protagonista del film di Stanley Kubrick.

Il dispiegamento di missili balistici a medio raggio come l’Oreshnik non è più limitato da alcun trattato, sottolineano Baklitskiy e Podvig. L’accordo Inf, firmato da Gorbachev e Reagan nel 1986 e abbandonato dagli Usa nel 2019, non esiste più. Anche la moratoria promessa dalla Russia "non è più in vigore", ha dichiarato alla Tass il politologo del Cremlino Vasily Kashin, che, insieme ai colleghi Karaganov e Suslov, lavora sulle strategie nucleari del Paese presso l'Università HSE, la "Bocconi" di Mosca.

Kashin ricorda che all'inizio di quest'anno è stato dispiegato il sistema missilistico statunitense Typhon a medio raggio in Danimarca. Ed annunciato il dispiegamento di armamenti simili in Germania a partire dal 2026. “Ciò si allinea con la ripresa di  produzione e dispiegamento di missili a medio raggio decisa dalla leadership russa”, conclude l’accademico.

Una spirale che si autoalimenta

I missili a medio raggio in Europa non sarebbero stati un’opzione senza l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ora, i russi dispiegano i loro missili a medio raggio perché la Nato li sta schierando in Europa. È un vortice che si autoalimenta. "Senza più trattati per la limitazione delle armi, la situazione è ormai da Far West", osserva Andre Baklitskiy, ricordando che questi processi, una volta avviati, prendono vita propria e diventano sempre più difficili da fermare.

“Speriamo solo che tutti si fermino e che almeno aspettino l’insediamento della nuova amministrazione Usa, prima di prendere iniziative”, commenta Pavel Podvig. Dipenderà dalla valutazione del Cremlino sulla possibilità che Donald Trump possa aiutare a porre fine alla guerra, a condizioni favorevoli per la Russia.

“Vladimir Putin può lasciarsi trascinare dalle emozioni, ed è certo spinto dal risentimento nei confronti dell’Occidente”, ha scritto il Russia editor della Bbc Steve Rosenberg. “Però presto il mondo potrebbe diventare un posto molto diverso rispetto a oggi”.

Dalle aspettative di Mosca sulla seconda a presidenza Trump e dalle prime azioni di quest’ultimo all’inizio del mandato dipenderanno l’umore di Putin e le decisioni della Russia.

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