Perché gli Usa vogliono imporre il tetto al prezzo del petrolio: “Distruggerebbe Putin immediatamente”
I ventisette Stati dell'Unione Europea hanno raggiunto un accordo sul tetto al prezzo del petrolio russo: viene fissato a 60 dollari al barile. Si tratta di una ulteriore mossa, in accordo con gli alleati del Gruppo dei Sette e l'Australia, per privare la Russia di una delle principali fonti di finanziamento della guerra contro l'Ucraina.
"L’accordo dell’Ue sul tetto al prezzo del petrolio, coordinato con il G7 e altri partner, ridurrà in modo significativo le entrate della Russia – ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen – ci aiuterà a stabilizzare i prezzi globali dell’energia, a beneficio delle economie emergenti di tutto il mondo, e sarà regolabile nel tempo così da poter reagire agli sviluppi di mercato”.
Il limite impedisce dunque ai Paesi di pagare più di $ 60 al barile per le esportazioni marittime di greggio russo. Dovrebbe entrare in vigore il 5 dicembre o subito dopo. In particolare, il provvedimento vieterà alle compagnie di fornire servizi che consentano il trasporto e l'assicurazione del petrolio russo oltre il tetto stabilito per limitare le entrate che Mosca trae dalle sue forniture a Paesi come la Cina o l'India.
Un annuncio quello sull’'oro nero ‘salutato “con favore” dagli USA. Il segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, ha detto che l’accordo limiterà la “primaria fonte di reddito di Putin per la sua guerra illegale in Ucraina, limitando le entrate che sta utilizzando per finanziare la sua brutale invasione, preservando la stabilità delle forniture energetiche globali”.
Il prezzo massimo è stato proposto a settembre dal gruppo di nazioni del G7 (Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Giappone e UE) nel tentativo di colpire le possibilità di Mosca di finanziare la guerra in Ucraina. L'Unione Europea l'ha approvato dopo aver convinto la Polonia a sostenerlo: era trapelato che l'UE volesse fissare il limite a $ 65-70, ipotesi rifiutata dalla Lituania, dall'Estonia e da Varsavia appunto perché "troppo alto". La Polonia ha annunciato il proprio sostegno dopo essere stata rassicurata che il limite sarebbe stato mantenuto al 5% inferiore rispetto al tasso di mercato.
“Paralizzare le entrate energetiche della Russia è l’essenza per fermare la macchina da guerra russa”, ha affermato il primo ministro Kadja Kallas, che si detto "felice" di tagliare il limite di qualche "dollaro in più" rispetto alle proposte precedenti. Mentre il cancelliere britannico Jeremy Hunt ha affermato che il Regno Unito non esiterà nel suo sostegno e continuerà a cercare nuovi modi per "bloccare i flussi di finanziamento di Putin".