Il Covid-19 ha contagiato, in un solo anno, ha contagiato più di 100 milioni in tutto il mondo e ne ha uccise più di 2 milioni. C’è un posto, però, dove la pandemia sta diventando una catastrofe. Parliamo del Brasile, dell’Amazzonia e della strage delle popolazione indigene. Parliamo del presidente Jair Bolsonaro, che non ha fatto nulla per fermare questa strage. Anzi.
In Brasile, ancora oggi, vivono circa 1 milione di cosiddetti indigeni, discendenti cioè delle duemila tribù che abitavano nei territori amazzonici prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo. Delle 300 tribù rimaste, ce ne sono una settantina tribù che vivono in uno stato di auto-isolamento volontario e non hanno alcun legame con il resto del mondo. Anzi, forse dovremmo dire che non vorrebbero avercelo. Perché la Foresta di cui sono guardiani, l’Amazzonia, il polmone del mondo, è mira di affaristi e criminali che la invadono impunemente per prendersi le sue ricchezze, e per distruggerla.
Succedeva anche prima che arrivasse Bolsonaro, ma ora è molto peggio.
Da quando Bolsonaro è diventato presidente del Brasile, la deforestazione è aumentata del 50% in due anni, e nel 2020 ha raggiunto e superato il picco del 2008. Il 72% di queste foreste distrutte – quasi tre quarti -. si trovava nelle aree protette in cui vivono gli indigeni, che hanno visto raddoppiare le invasioni nel loro territorio, spesso accompagnate da violenza, omicidi e deportazioni di massa.
Il tutto con la compiacenza del governo. Da quando Bolsonaro è in carica, le multe contro i crimini ambientali nel bacino amazzonico sono calate del 42%, e il budget per la tutela delle aree protette è diminuito del 27%. Per questo, già un anno fa, diverse tribù, supportate dalle Ong, si erano rivolte all’Onu e al tribunale dell’Aja per denunciare Bolsonaro per ecocidio e crimini contro l’umanità.
Poi è arrivato il Covid-19. Che ha colpito il Brasile più di ogni altro Paese. E le regioni amazzoniche, più di ogni altra regione. Manaus, la capitale dello stato di Amazonas, è stata la città più colpita al mondo dal Coronavirus con un abitante su dieci ormai infettato e un tasso di mortalità che da mesi è sei volte superiore rispetto alla media degli anni precedenti. Nonostante questo, alla faccia dell’immunità di gregge, Manaus è l’epicentro della cosiddetta variante brasiliana, con contagi esponenziali.un altissimo livello di reinfezione e nemmeno le bombole d’ossigeno per curare i malati.
Non solo Manaus, però. La pandemia sta colpendo pesantemente anche le popolazioni indigene, che non hanno accesso ad alcuna cura e che non sanno minimamente come affrontare una pandemia come questa. I dati sono molto difficili da raccogliere, ma le stime ufficiali dicono che primi sei mesi del 2020, già un indigeno su venti era stato contagiato. E che il tasso di mortalità era quasi doppio rispetto a quello osservato a Rio de Janeiro o San Paolo. Per aiutarle, Bolsonaro non ha fatto nulla. Anzi.
Non ha imposto alcun lockdown. Non ha nemmeno provato a fermare la deforestazione, né le invasioni dei territori indigeni, i veri veicoli del contagio per le tribù mai contattate, che nell’indifferenza del mondo sono addirittura raddoppiate in un anno. E anzi, continua a minimizzare l’impatto del Covid-19 e a promuovere cure inefficaci e dannose come quella a base di idrossiclorochina, contro ogni evidenza scientifica.
Per popolazioni che furono letteralmente decimate dalle malattie portate dai conquistatori europei, il rischio è l’estinzione. Molte organizzazioni non governative sono arrivate ad accusare Bolsonaro di aver volontariamente aiutato la diffusione del Covid in Amazzonia per arrivare a questo scopo. E i giudici brasiliani, proprio qualche giorno fa, hanno indagato il ministro della sanità Eduardo Pazuello, per omissione di soccorso Persino un’autorevole rivista medica come Lancet si è chiesta se Bolsonaro stia usando il Covid-19 come un’arma contro le popolazioni indigene del Brasile.
Forse non lo sapremo mai.
Di sicuro, però, c’è che nessun governo del mondo ha ancora chiesto conto a Bolsonaro di tutto questo.
Di sicuro, c’è che non stiamo facendo nulla per evitarlo.