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Cambiamenti climatici

Perché gli attivisti climatici di Just Stop Oil stanno bloccando i bancomat francesi con la colla

Ieri sera decine di sportelli bancomat di BNP Paribas sono stati bloccati dagli attivisti climatici di Just Stop Oil per protestare contro il finanziamento di un mega oleodotto un Africa.
A cura di Davide Falcioni
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Gli attivisti climatici di Just Stop Oil nella serata di ieri hanno imbrattato in segno di protesta una settantina di sportelli bancomat di filiali BNP Paribas utilizzando un miscuglio a base di colla, vernice ed argilla.

L'iniziativa fa seguito ad altre contestazioni organizzate nelle scorse settimane contro l'istituto di credito, accusato di aver finanziato il gigante petrolifero TotalEnergies e di sostenere dunque progetti legati all'estrazione di fonti fossili. Già alla fine di gennaio gli attivisti climatici di Extinction, Fridays for Future e Attac avevano appeso uno striscione davanti a una filiale di BNP Paribas di Parigi con la scritta "la banca di un mondo che muore".

A BNP Paribas, in particolare, viene imputato di finanziare la società energetica francese TotalEnergies in importanti progetti petroliferi in Africa, soprattutto per quanto concerne l'EACOP (East African Crude Oil Pipeline).

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Cos'è la East African Crude Oil Pipeline

Di cosa si tratta? Di un oleodotto lungo 1.445 chilometri la cui realizzazione avrebbe conseguenze ambientali e sociali devastanti. L’East African Crude oil project Pipeline (EACOP) è un gigantesco oleodotto riscaldato che trasporterà il petrolio greggio dall’Uganda occidentale a Tanga, sulla costa tanzaniana dell’oceano Indiano, per poi essere spedito nei mercati internazionali. Contro tale progetto lottano da anni diverse organizzazioni ambientaliste internazionali e della società civile ugandese, anche attraverso la campagna #StopEACOP.

L'oleodotto, partendo dal parco nazionale delle cascate Murchison, attraverserà diverse riserve naturali mettendo a rischio la biodiversità e la sopravvivenza di alcune specie di animali rare. Il tubo attraverserà 230 fiumi e costeggerà bacini idrici cruciali come il lago Alberto e il lago Vittoria (il più grande d’Africa) con alti rischi di inquinamento in caso di perdite. Come se non bastasse per la sua realizzazione sarà necessario spostare almeno 12mila famiglie di varie comunità che potrebbe creare tensioni etniche.

Ben 38 movimenti della società civile ugandesi e tanzaniani hanno scritto una lettera di protesta ai governi pochi giorni dopo la firma, mentre qualche settimana prima più di 260 organizzazioni africane e internazionali hanno inviato una lettera aperta a 25 banche commerciali esortandole a non finanziare la costruzione dell’oleodotto tentando di tagliarne i fondi. Alcune come Barclays, Credit Suisse e la sudafricana Standard Bank si sono tirate indietro. Non l'ha fatto invece BNP Paribas, che per questo è da tempo oggetto delle contestazioni di numerosi attivisti climatici francesi.

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