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Guerra in Ucraina

Perché è difficile credere che siano stati gli americani a sabotare Nord Stream

Il giornalista investigativo americano Seymour Hersh ha pubblicato un articolo in cui accusa la Casa Bianca e la Nato del sabotaggio a gasdotto che collega Russia ed Europa. La sua versione, tuttavia, non convince fino in fondo. Ecco perché.
A cura di Daniele Angrisani
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La guerra in Ucraina sta andando avanti stancamente negli ultimi giorni tra avanzate russe ad altissimo costo di vite umane, come nella zona di Bakhmut che resta per ora sotto controllo ucraino, e débâcle locali, come a Vulhedar dove i russi hanno perso uomini e 30 tra carri armati e veicoli corazzati in un unico fallito attacco alle postazioni ucraine.

Il Ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ed il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg hanno di recente lanciato l’allerta sui presunti piani del comando russo per lanciare una nuova grande offensiva attorno al giorno dell'anniversario dell'inizio dell'invasione, ovvero il 24 febbraio.

Ma, secondo il servizio di intelligence militare ucraino, quanto avvenuto a Vulhedar ed altrove negli ultimi giorni, dimostra che ormai la Russia non ha più le risorse necessarie per una nuova offensiva su larga scala a breve termine, anche volendo.

Attualmente è difficile prevedere cosa possa succedere nelle prossime settimane, ed occorrerà tenere aperti gli occhi per possibili sviluppi sul campo. Tuttavia, l’attenzione mondiale nell’ultima settimana si è spostata già su un’altra vicenda, un po’ più lontana nei tempi ma pur sempre collegata alla crisi ucraina, vale a dire il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream del 26 settembre 2022.

Cosa è accaduto quel giorno?

Una serie di sabotaggi clandestini, che hanno causato delle enormi fughe di gas sottomarino, hanno danneggiato tre su quattro rami dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, costruiti per trasportare il gas naturale dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico.

Occorre anzitutto ricordare che già prima del sabotaggio, i due gasdotti non erano in funzione: Nord Stream 2, in particolare, non era mai stato attivato, prima perché le autorità tedesche non l’avevano certificato prima della guerra e poi successivamente dopo l’invasione russa in Ucraina l’apertura di questo gasdotto è stata del tutto cancellata.

Invece Nord Stream 1 era attivo da tempo, ma in quel momento non era funzionante, visto che la Russia aveva in precedenza sospeso l’invio di gas alla Germania mediante questo gasdotto usando come giustificazione una serie di problemi tecnici di dubbia natura.

Tuttavia, entrambi i gasdotti erano comunque pieni di gas naturale in quel momento e questo ha fatto in modo che le esplosioni danneggiassero ancora di più la loro struttura. Nord Stream AG, l'operatore di Nord Stream di proprietà del gigante russo Gazprom, ha dichiarato che a seguito delle esplosioni i due gasdotti hanno subito danni "senza precedenti".

Il sabotaggio, in acque internazionali ma all'interno delle zone economiche di Danimarca e Svezia, è avvenuto, inoltre, il giorno prima che la Polonia e la Norvegia inaugurassero il Baltic Pipe, un nuovo gasdotto che attraversa la Danimarca portando il gas dal Mare del Nord all’est Europa, anziché dalla Russia come avveniva in precedenza.

Anche per questo motivo il 29 settembre, il presidente russo Vladimir Putin ha definito l'attacco al gasdotto "un atto di terrorismo internazionale senza precedenti". Tuttavia, in quel momento, nella stampa e tra le cancellerie internazionali, il coinvolgimento dei russi sembrava essere di gran lunga l’ipotesi principale.

La CNN ha riferito proprio quel giorno che, secondo funzionari militari di Paesi europei, erano state osservate navi di supporto della Marina russa nelle vicinanze del luogo in cui si sono verificate le fughe di gas proprio il 26 e 27 settembre e che la settimana precedente anche alcuni sottomarini russi erano stati osservati nelle vicinanze del luogo del sabotaggio.

La tv pubblica finlandese Yle ha quindi paragonato l'incidente alle due esplosioni di un gasdotto nell'Ossezia del Nord nel gennaio 2006, causate da cariche di tipo militare controllate a distanza, che avevano temporaneamente interrotto le forniture di gas russo alla Georgia dopo che il Paese aveva chiesto di aderire alla NATO.

Tuttavia, nel dicembre 2022, il Washington Post ha riferito che, dopo una lunga indagine, non erano state trovate prove conclusive del coinvolgimento della Russia, e che anzi questa ipotesi investigativa iniziava ad essere sempre più esclusa.

Infine, il 4 febbraio 2023, lo stesso procuratore generale tedesco Peter Frank ha confermato a Die Welt che gli investigatori tedeschi non avevano trovato, al momento, alcuna prova che dimostrasse che la Russia fosse responsabile delle esplosioni dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, e che le indagini sono ancora in corso per trovare i responsabili di questo atto.

Cosa ha detto Seymour Hersh?

In questo contesto, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato il lungo e dettagliato articolo pubblicato sul blog del famoso giornalista investigativo americano Seymour Hersh, in cui vengono invece accusate apertamente le autorità ed i servizi di intelligence statunitensi e norvegesi di aver sabotato i due gasdotti.

Hersh ha ricostruito in questo modo la cronologia del sabotaggio:

  1. Alla fine del 2021, su ordine di Biden, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan ha riunito un gruppo di lavoro riservato, costituito da rappresentanti delle Forze Armate, della CIA, del Dipartimento di Stato e del Tesoro, ufficialmente per contrastare l’imminente invasione dell’Ucraina. In realtà secondo Hersh, l’obiettivo reale del gruppo era quello di sviluppare un piano per sabotare i gasdotti Nord Stream.
  2. La CIA si sarebbe subito offerta di usare sommozzatori per compiere questo sabotaggio, in quanto aveva già fatto qualcosa di simile nel 1971 nel Mar di Okhotsk per intercettare un cavo di comunicazione sovietico. Tuttavia, gli altri partecipanti del gruppo di lavoro erano scettici per paura che in questo modo fosse scoperto il coinvolgimento americano. Dopo una serie di discussioni la CIA ha reso noto di aver preparato un nuovo piano.
  3. A questo punto Joe Biden ed il Vicesegretario di Stato americano Victoria Nuland hanno dato il segnale di procedere al gruppo di lavoro riservato, dichiarando pubblicamente che non avrebbero consentito il lancio di Nord Stream 2.
  4. Come sito dell’operazione è stata scelta la Norvegia, per via dell’importanza strategica del Paese come fornitore di gas alternativo ai russi, della presenza militare americana, del fatto che la Norvegia è uno dei Paesi fondatori della NATO e che l'attuale Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg è anche l'ex Primo Ministro della Norvegia.
  5. La Marina norvegese ha quindi determinato il punto ottimale per il sabotaggio dei due gasdotti a pochi km a sud dell’isola danese di Bornholm, dove i quattro rami dei due gasdotti giacciono sul fondo del mare ad una profondità di circa 80 metri, distanti poco più di 1 km gli uni dagli altri.
  6. Il piano prevedeva che sommozzatori della US Navy Diving and Rescue Squad si gettassero dal lato di un dragamine norvegese per attaccare le cariche esplosive C4 che avrebbero dovuto far saltare i tubi. I norvegesi, a loro volta, hanno proposto di rinviare l'operazione fino alle esercitazioni navali della NATO BALTOPS22 nel giugno 2022 per usarle come copertura.
  7. Inizialmente il timer degli esplosivi era stato impostato su 48 ore in modo che l'esplosione si verificasse poco dopo che tutte le navi americane e norvegesi avessero lasciato l'area di esercitazione. Ma una volta che gli esplosivi erano già stati installati, gli americani hanno insistito per posticipare le esplosioni per un periodo decisamente più lungo per sviare ogni sospetto da sé.
  8. Alla fine, afferma Hersh, si è deciso che il detonatore dovesse essere attivato da una boa sonar lanciata in zona da un aereo. Il 26 settembre, dunque, un aereo da ricognizione P8 della Marina norvegese avrebbe lasciato cadere una simile boa nell'area desiderata. Poche ore dopo si sono verificate le esplosioni che hanno danneggiato 3 dei 4 rami dei due gasdotti.

Si tratta, come potete immaginare, di una versione che ribalta del tutto le ipotesi precedenti su questo sabotaggio, e che, se confermata, potrebbe mettere a serio repentaglio (ed è un eufemismo) l’unità transatlantica sulla guerra in Ucraina.

Ovviamente le autorità russe ed i loro principali alleati, come ad esempio la Cina, hanno subito accettato questa versione come conferma definitiva della colpevolezza degli Stati Uniti e chiesto a gran voce l’apertura di una indagine internazionale sulla vicenda.

Da parte americana, invece, la portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson, ha descritto quanto affermato da Hersh come "completamente falso". Un portavoce della CIA ha fatto eco alla smentita della Casa Bianca, definendo il tutto come "completamente e totalmente falso".

Interrogato sull'affermazione di Hersh secondo cui Oslo avrebbe appoggiato l'operazione, anche il Ministro degli Esteri norvegese ha dichiarato: "Queste affermazioni sono del tutto false".

Cosa c’è che non quadra nel racconto di Hersh

Anzitutto ci sono una serie di evidenti errori nel testo pubblicato da Seymour Hersh, che sono facilmente verificabili.

Ad esempio, come spiega Meduza in una sua lunga analisi del testo pubblicato, quando Hersh intende spiegare perché la Norvegia fosse così disposta a collaborare con la CIA, il giornalista parla della presunta collaborazione dell'"ardente anticomunista" Stoltenberg con l’intelligence americana sin dai tempi della guerra del Vietnam.

Ciò è impossibile, in quanto Stoltenberg, che oggi ha quasi 64 anni, aveva appena compiuto 16 anni al momento dell'evacuazione degli ultimi americani e dei loro alleati dalla Saigon catturata dai vietcong (nell'aprile 1975).

All’epoca, anzi, il futuro Segretario Generale della NATO, insieme alla sua sorella maggiore Camille, attivista dell'organizzazione giovanile del Partito Comunista Norvegese dei Lavoratori Marxisti-leninisti, aveva partecipato ad una serie di manifestazioni contro la guerra, in particolare dopo i bombardamenti americani contro la città portuale nordvietnamita di Hai Phong.

In almeno un'occasione durante queste manifestazioni le finestre dell’Ambasciata americana ad Oslo sono state infrante dalle pietre lanciate dai manifestanti. Come racconta lo stesso Stoltenberg, diversi suoi amici sono stati arrestati dalla polizia dopo questi eventi.

Inoltre, il giornalista Joe Galvin di The Outlaw Ocean Project, ha condotto una sua separata indagine sul sabotaggio dei gasdotti sulla base di fonti apertamente disponibili ed ha scoperto una serie di informazioni che contrastano direttamente con il racconto di Hersh.

Anzitutto la Marina norvegese ha 3 dragamine di classe Alta, di cui parla Hersh nel suo lungo articolo. Tuttavia, nessuno di questi, secondo i dati disponibili in suo possesso, si è recato nell’area dove poi sarebbero avvenute le esplosioni sul Nord Stream durante l'esercitazione BALTOPS22, che si è tenuta dal 5 al 17 giugno 2022.

In zona, invece, è apparso un dragamine di un'altra classe, Oksøy, ma senza rimanere nell'area dell'isola di Bornholm, cosa che sarebbe stata necessaria se i sommozzatori fossero davvero partiti per la loro missione di sabotaggio gettandosi da un lato del dragamine, come racconta Hersh.

Non è finita qui: è vero, infatti, che un aereo da ricognizione Poseidon P8 sia apparso nell’area dell’esplosione come afferma Hersh. Ma questo aereo è apparso dopo, e non prima dell’esplosione, come invece racconta il giornalista. Inoltre, era americano, e non norvegese, visto che in quel momento, la Norvegia aveva in servizio solo la versione precedente, i P3 Orion.

Come afferma Galvin, La Norvegia ha infatti già acquistato un lotto di P8-A all'inizio del 2022, ma l'addestramento degli equipaggi richiede molto tempo; quindi, i nuovi velivoli sono previsti entrare in servizio solo nella prima parte di questo anno.

Tuttavia, il problema principale dell’articolo di Hersh non riguarda i singoli errori, quanto piuttosto la violazione dell’etica e degli standard del giornalismo investigativo in quanto tale: il punto è che l’intero articolo si basa solo sulla testimonianza di una sola fonte anonima, e per quanto Seymour Hersh continui a giurare sulla affidabilità di questa fonte, questa è solo la sua parola.

Sia chiaro, tutto questo di per sé non scredita l’indagine: è normale per molti quotidiani anche di valenza internazionale, pubblicare materiali basati su fonti anonime.

Il punto è che in questi casi, prima di pubblicare qualcosa, occorrerebbe trovare almeno altre fonti o cercare di confermare le informazioni riportate nell’articolo con altri mezzi, come quelli apertamente disponibili, cosa che, come abbiamo visto, non è stato fatto in questo caso.

Tutto ciò è ancora più importante nel caso di una operazione di altissimo livello che coinvolgerebbe decine o addirittura centinaia di persone di diversi Paesi. Eppure, lo stesso Hersh non accenna neppure alla possibilità di aver aver fatto dei tentativi di trovare altre fonti che possano confermare la sconvolgente storia del suo interlocutore.

Tuttavia, i sostenitori delle teorie espresse da Hersh nel suo articolo fanno riferimento alla sua indiscussa autorità come giornalista. E tutto questo è sicuramente vero. Non bisogna mai cadere nella trappola di considerare falso ciò che afferma un giornalista del suo calibro, solo perché le conclusioni a cui arriva possono non piacere.

Nel corso della sua lunga carriera giornalistica, Hersh ha indagato con successo su alcuni dei più grandi scandali della storia americana, come il Watergate, il bombardamento della Cambogia durante la guerra in Vietnam e più di recente la tortura dei prigionieri iracheni nella prigione di Abu Ghraib a Baghdad.

Ma il risultato principale dell'intera carriera giornalistica di Hersh è stato indubbiamente la sua celeberrima indagine sul massacro di civili da parte dei soldati americani nel villaggio vietnamita di My Lai, per il quale fu insignito del Premio Pulitzer nel lontano 1970.

Tuttavia, l'autorità di Hersh ed i risultati da lui ottenuto in passato non rendono automaticamente corretta alcuna delle sue conclusioni.

Anzitutto, non è la prima volta che Seymour Hersh pubblica una lunga indagine di alto profilo che contraddice completamente la versione ufficiale, e che tuttavia si basa solo su testimonianze di fonti anonime che non possono essere confermate in altro modo.

Ad esempio, nel maggio 2015, Hersh aveva pubblicato un articolo molto lungo e dettagliato sulla rivista The London Review of Books affermando che in realtà Osama bin Laden era stato tenuto prigioniero dai servizi segreti pakistani sin dal 2006 e che l’operazione speciale per ucciderlo ad Abbottabbad nel 2011 era stata il risultato di un accordo riservato tra le autorità pakistane e americane.

A suo tempo anche questo articolo era stato aspramente criticato per una serie di incongruenze, oltre al fatto che anche in quel caso era stato basato pressoché interamente su fonti anonime senza alcuna conferma fattuale: in particolare non viene menzionato il fatto che in quel momento i rapporti tra Stati Uniti e Pakistan erano molto tesi.

Lo dimostra la reazione del governo pakistano che, subito dopo che la notizia è divenuta di dominio pubblico, ha affermato che gli Stati Uniti avevano intrapreso "un'azione unilaterale non autorizzata" che non sarebbe mai più stata tollerata in futuro.

L’allora Ministro degli Esteri Salman Bashir aveva dichiarato: "Un evento del genere non dovrà servire da precedente per nessuno Stato, compresi gli Stati Uniti. Qualsiasi altro Paese che agisca partendo dal presupposto di avere il diritto all'unilateralismo di qualsiasi tipo scoprirà, per quanto riguarda il Pakistan, di aver commesso un errore fondamentale".

Bashir aveva poi anche messo in guardia gli Stati Uniti e l'India da qualsiasi operazione segreta di questo tipo in futuro in Pakistan, affermando che ciò avrebbe portato a una "terribile catastrofe”.

Allo stesso modo, successivamente, Hersh ha messo anche in dubbio i resoconti ufficiali dell’uso di armi chimiche da parte delle autorità siriane contro la popolazione civile, così come la versione ufficiale da parte delle autorità britanniche sull’avvelenamento dell’ex agente del servizio segreto militare russo GRU Sergei Skripal, condannato in Russia per alto tradimento, e di sua figlia Yulia.

Nell'ultimo caso, Hersh aveva attribuito l’avvelenamento avvenuto il 4 marzo 2018 a Salisbury con l’uso di un agente nervino novichok di origine militare, che secondo le autorità britanniche era stato organizzato e messo in atto dai servizi segreti russi, ad alcuni non meglio precisati "elementi della criminalità organizzata" locale di origine russa.

Il 5 settembre 2018, le autorità britanniche hanno invece identificato due cittadini russi presunti agenti del GRU, con i nomi fittizi di Alexander Petrov e Ruslan Boshirov, come principali sospettati dell'avvelenamento degli Skripal.

In seguito, il sito web investigativo Bellingcat ha dichiarato di aver identificato Ruslan Boshirov come il colonnello del GRU Anatoliy Chepiga, ed Alexander Petrov come Alexander Mishkin, anch'egli agente di primo piano del GRU.

Il tentato omicidio sarebbe stato organizzato dall'Unità segreta 29155 del GRU russo, comandata dal generale Andrei V. Averyanov. L'unità sarebbe stata anche responsabile della destabilizzazione russa in altri Paesi europei ed avrebbe organizzato un fallito tentativo di colpo di Stato in Montenegro nel 2016.

In linea generale, comunque, esiste una differenza fondamentale tra le premiate indagini di Hersh sul massacro degli abitanti di My Lai e le torture nella prigione di Abu Ghraib, con le sue successive e dubbie dichiarazioni sull’uccisione di Bin Laden, l’uso di armi chimiche da parte siriana o il tentato assassinio degli Skripal.

Le prime sono state infatti confermate anche da altre prove, come ad esempio fotografie che sono poi diventate famose in tutto il mondo, mentre nelle seconde si può fare affidamento solo sulle parole dello stesso Hersh. E questo, per quanto si possa trattare di un nome molto autorevole, non può bastare in ogni caso come garanzia della veridicità di ciò che si afferma, soprattutto in caso di rivelazioni così sconvolgenti.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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