Perché Donald Trump vuole rinviare le elezioni Usa a causa di “brogli”, ma non può farlo
Sono giorni bui, questi, per gli Stati Uniti: il numero dei morti per Coronavirus ha superato quota 150mila, con ben 21 stati in allerta a causa dell'impennata di contagi e il Pil è crollato del 32,9% nel secondo trimestre, facendo segnare il peggior dato di sempre. In tutto ciò, il presidente Donald Trump ha chiesto che vengano rimandate le prossime elezioni presidenziali, in programma a novembre 2020, perché, come ha scritto su Twitter, "rischia di essere la tornata elettorale più inaccurata e fraudolenta della storia". Sotto accusa, secondo l'inquilino della Casa Bianca, "il voto via posta" che potrebbe aprire la strada ad eventuali brogli. "Sarà un grande imbarazzo per gli Stati Uniti. Ritardare le elezioni fino a quando le persone potranno votare in modo corretto e sicuro?", ha concluso l'ex tycoon. Tuttavia, oltre al fatto che non ci sono prove al momento che il voto per corrispondenza comporti brogli elettorali, è quasi impossibile che ciò che avvenga.
Dal Congresso alla Costituzione, perché Trump non può rinviare le elezioni
Secondo un'analisi effettuata dal Washington Post, infatti, non è nel potere del presidente rinviare le elezioni. Questa prerogativa è del Congresso. Secondo quanto riportato dal sito Axios, che cita il National Constitution Center, molti Stati avrebbero la possibilità di posporre un'elezione in caso di emergenza: ma il rinvio di un'elezione presidenziale sarebbe senza precedenti. Da ricordare, inoltre, che oggi il Congresso è controllato al Senato dai Repubblicani e alla Camera dai Democratici. Dunque, il presidente non può contare sulla maggioranza al Congresso, necessaria per un eventualità simile. In ogni caso la scadenza di fine mandato di gennaio è prevista dalla Costituzione quindi anche un eventuale posticipo non potrebbe andare oltre qualche settimana rispetto ad inizio novembre. Se ciò avvenisse dovrebbe addirittura essere cambiata la Costituzione, che fissa la scadenza del mandato presidenziale al 20 gennaio. Trump dovrà dunque vedersela, a meno di colpi di scena dell'ultima ora, con il rivale democratico, ed ex numero due di Barack Obama, Joe Biden, che già vola nei sondaggi.
Crollo del Pil Usa: mai così giù dalla Grande Depressione
C'è inoltre da sottolineare che le parole di Trump arrivano nel giorno in cui l'economia statunitense registra la più grave flessione dai tempi della Grande Depressione: il Pil è crollato, nel secondo trimestre del 2020, perdendo il 32,9 per cento (dato congiunturale annualizzato, dopo il -5% dei primi tre mesi). "La strada per la ripresa è molto lunga, avremo una lunga coda di disoccupati che lotteranno per riconquistare un posto", ha commentato il presidente della Federal Reserve Jerom, sottolineando come 14 milioni di persone hanno perso l’impiego. Infine un avvertimento: "Fino a che il virus non sarà sotto controllo, non ripartiranno i consumi, gli investimenti e quindi non comincerà la risalita". Tra aprile e giugno, il PIL americano è quindi sceso ad un livello che cancellerebbe di circa un terzo l'intera economia americana se fosse ripetuto per tutti i 12 mesi.