Perché dobbiamo preoccuparci delle esercitazioni navali congiunte di Cina, Russia e Iran: parla l’esperto
La grande esercitazione annunciata per il prossimo mese a largo dell’emirato dell’Oman fa temere incidenti o veri e propri scontri tra l’Occidente e quel Sud del mondo di cui Vladimir Putin vuol essere l’ispiratore ideologico. Mai come questa volta il pericolo è reale.
Poco lontano da quelle acque incrociano la portaerei Eisenhower e il sommergibile nucleare Florida della marina statunitense, impegnati insieme a unità britanniche a combattere contro gli Houti finanziati da Teheran. E tra poco arriverà anche il nostro cacciatorpediniere Duilio insieme a tre fregate per contrastare gli assalti alle navi commerciali nel Mar Rosso. La situazione è già esplosiva.
Ora, i war games organizzati nella stessa area dall’Iran insieme a Cina e Russia, a cui potrebbero aggiungersi altri Paesi, sembrano voler fornire un’anteprima, se non addirittura un innesco, al conflitto globale tante volte evocato soprattutto dal regime di Putin.
Non è proprio il caso di dire “niente paura”. Ma “certamente nessuno vuole far scoppiare una guerra totale”, dice uno dei maggiori esperti dei rapporti tra Mosca, l’Iran e i Paesi mediorientali. Ruslan Suleymanov è stato corrispondente dell’agenzia di Stato Tass nella regione e ha fonti meno banali della maggior parte degli analisti.
“È soprattutto propaganda: il cosiddetto Sud globale è tutt’altro che unito. Mosca e Teheran vogliono farlo sembrare così ma non rischieranno la guerra diretta con l’Occidente. Hanno altro a cui pensare”.
Ruslan, siamo all’anteprima della Terza guerra mondiale? Queste esercitazioni nello Stretto di Oman si fanno ogni anno. Ma stavolta ci sono conflitti in corso e l’area è parecchio trafficata da navi Usa e britanniche. Per non parlare di missili e droni. Tutto questo con le navi italiane in arrivo. Abbiamo ragione a esser preoccupati?
Infatti non è la prima volta che queste esercitazioni avranno luogo. Russia, Cina e Iran conducono regolarmente esercitazioni congiunte dal 2019. Da un punto di vista militare non hanno molto valore.
E quindi non c’è da aver paura?
Sì, le navi da guerra dei paesi della Nato si trovano nell’area e la situazione generale nella regione è difficile. Ma non mi aspetto alcun conflitto. Nessuno vuole uno scontro militare diretto, a cominciare da Mosca. Il Cremlino è ora interamente concentrato sulla guerra in Ucraina, dove, tra l’altro, la flotta russa del Mar Nero ha già perso molte navi.
E che significato hanno queste esercitazioni, per Mosca?
Per il Cremlino sono soprattutto simboliche.
In che senso?
Non rappresentano molto altro se non il desiderio di mostrare a Washington e ai suoi alleati che Mosca ha costruito il cosiddetto asse dei Paesi del Sud del mondo.
Teheran ha invitato anche India, Brasile e Sudafrica a partecipare a questi giochi di guerra. Una bella novità rispetto agli anni scorsi. Quanto è significativo questo invito?
Il suggerimento viene da Mosca. Invitare India, Brasile e Sud Africa fa parte della strategia di Putin per superare l’isolamento. Ma anche se questi Paesi prendessero effettivamente parte alle esercitazioni nello Stretto di Oman, ciò non significherebbe che Mosca sia riuscita a costruire una sorta di nuova alleanza militare per controbilanciare la Nato.
Perché no? Sembra invece proprio un test per l'"alleanza del Sud globale". E, certo, anche un’occasione per sbandierarla…
Il fatto è che ci sono molte contraddizioni tra i Paesi del Sud del mondo. E anche tra Mosca e uno dei più importanti di questi Paesi: l’Iran. Col quale la Russia sta davvero costruendo un asse. Ma con qualche limite. Basti ricordare che solo l’anno scorso il capo della missione diplomatica russa a Teheran è stato convocato due volte al Ministero degli Esteri iraniano a causa della posizione filo Emirati del Cremlino su tre isole nello Stretto di Hormuz, controllate dall’Iran, ma che sono rivendicate dagli Emirati Arabi Uniti. Inoltre, ci sono scaramucce periodiche tra Cina e India su problemi di confine. E così via. I contenziosi sono davvero tanti. Non c’è vera unità".
E quindi, il Sud globale non può diventare una vera alleanza politico-militare?
Il cosiddetto Sud globale non è altro che un bellissimo involucro utilizzato in gran parte dalla propaganda di stato russa. Ma in pratica non esiste un Sud del mondo unito.
Intanto, Putin è nel pieno di una controffensiva diplomatica. Per la prima volta dall’invasione Russa dell’Ucraina si recherà in un Paese Nato: lunedì prossimo sarà ricevuto in Turchia da Erdogan. Non sembra poi così isolato…
Ma anche quella con la Turchia non è una vera alleanza. Finora si è trattato davvero di una partnership reciprocamente vantaggiosa. Ankara gode del suo ruolo unico di ponte tra la Russia e la Nato. Ma se Erdogan vuole dimostrare lealtà ai suoi alleati nordatlantici lo fa senza riguardo per Mosca. Lo dimostra il caso della candidatura delle Svezia a entrare nell’Alleanza atlantica. Alla fine Ankara l’ha approvata. Checché ne dicesse il suo amico Putin.