Prima regola: comprendere una strategia, non vuol dire giustificare un’azione. E allora, forse, per provare a fermare l’invasione dell’Ucraina e porre fine alla guerra, occorre provare a capire cos’abbia in testa Vladimir Putin, anziché ricercare le tracce della follia in un viso troppo gonfio o in un tavolo troppo lungo. Anzi, facciamo così: proviamo a immaginare che Putin non sia né pazzo, né irrazionale. E che, al contrario, la sua strategia sia proprio quella di giocare con la nostra parte irrazionale, e più precisamente con la nostra paura.
Non è un esercizio difficile, se ci pensate, perché è quel che Putin sta facendo dall’inizio: ogni qualvolta evoca “conseguenze che non avete mai visto nella Storia”, Putin gioca con la nostra paura di una terza guerra mondiale e di un’apocalisse atomica. Ci è riuscito talmente bene, che adesso può permettersi pure di non farlo più: sono le sue controparti – da Zelensky a Biden – a farlo per lui. Ogni volta che lo dipingono pronto a tutto – ammettendo implicitamente ogni volta che loro non lo sono, che noi non lo siamo – ne ingigantiscono il potere negoziale.
Con lo spauracchio atomico in mano, Putin finora è riuscito a fare quel che ha voluto: ha invaso uno Stato sovrano e democratico. Ha bombardato città. Ha ucciso civili che cercavano di scappare dalla guerra. Ha assediato città. Ha distrutto ospedali. Ha rapito sindaci e amministratori locali, sostituendoli con dei fantocci. Sta usando armi vietate da ogni convenzione. Ha ucciso giornalisti.Ha bombardato basi internazionali. La nostra risposta? Sanzioni economiche. Durissime, certo. Ma difficilmente in grado di mettere in ginocchio il Paese più esteso del mondo, con tutte le materie prime a propria disposizione e un regime autoritario in grado di sedare ogni possibile dissenso con tutta la brutalità possibile, dissenso che allo stato attuale fatica a manifestarsi, peraltro.
La no fly zone sull’Ucraina? Giammai, altrimenti si scatenerebbe il terzo conflitto mondiale. Giammai, altrimenti quel pazzo di Putin chissà cosa potrebbe combinare. D’accordo. Ma se le cose stanno così, allora è Putin ad avere coltello dalla parte del manico. Ed ecco che la sua strategia, improvvisamente, acquista tutta la sua razionalità. Putin sa che può scavare ancora più a fondo nel barile dell’orrore, che può permettersi ogni efferatezza possibile, perché tutto quel che fa non troverà risposta in un Occidente terrorizzato dall’idea di poter finire in guerra.
Lo ripetiamo: proviamo anche solo per un secondo a pensare che Putin pazzo non lo sia. Che anche i russi non impazziscano all’idea di ritrovarsi la guerra a Mosca o a San Pietroburgo per il Donbass, lui per primo. Che tutta questa tensione sia – anche, solo un po’ – artatamente costruita da Putin per sedersi al tavolo delle trattative in una posizione di forza. Che l’Occidente possa tracciare sin da ora una linea oltre alla quale Putin non possa andare senza subirne lui per primo le conseguenze.
L’alternativa è lasciarlo andare avanti fino a che vuole lui. O arrendersi, e concedergli sin d’ora quel che vuole, sperando che l’appetito non aumenti, nel frattempo. E se sono solo queste le alternative che l’Occidente in mano, allora – spiacenti – Putin è tutto fuorché pazzo. Semplicemente, siamo noi che abbiamo paura di lui.