Perché Boris Johnson è stato costretto a dimettersi: lo scandalo Pincher e il voltafaccia dei Tories

I membri del suo governo si sono dimessi a decine uno dopo l'altro e, alla fine, si è dovuto dimettere pure lui. Boris Johnson non è più il leader del Partito Conservatore, come ha annunciato lui stesso con un breve discorso all'ora di pranzo, ma resterà – o così ha in programma di fare – in carica con primo ministro fino a ottobre. La svolta era nell'aria, anche se sono servite le dimissioni di oltre cinquanta – dovrebbero essere 59 alla fine – tra ministri e politici conservatori che hanno un ruolo di governo per convincere (o costringere) Johnson. Il premier paga mesi condizionati da scandali su scandali, ultimo quello che ha riguardato Chris Pincher e le molestie sessuali di cui Johnson era a conoscenza.
Le dimissioni di 59 ministri e politici conservatori
Johnson è stato sostanzialmente costretto a dimettersi dai membri del suo stesso partito, che negli ultimi giorni si sono dimessi in massa dagli incarichi di governo. Hanno lasciato per primi il cancelliere dello Scacchiere – il nostro ministro delle Finanze – Rishi Sunak e il ministro della Salute Sajid Javid. Poi i ministri della Giustizia, James Cartlidge, delle Pensioni, Guy Opperman, e tanti altri tra ministri, viceministri e figure centrali del governo. Johnson ha detto e ribadito di non volersi dimettere, ma quando ha capito di avere praticamente tutto il partito contro non ha potuto fare altrimenti.
Cosa è successo in Inghilterra con lo scandalo Pincher
La proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso è il caso Pincher. Se è vero che il governo Johnson – soprattutto negli ultimi mesi – è stato condizionato da scandali a ripetizione, è stata questa vicenda a convincere definitivamente i Tories a rimuoverlo dall'incarico. Chris Pincher, vicecapogruppo e braccio destro di Johnson, che gli aveva affidato il delicatissimo incarico di controllare la disciplina del gruppo conservatore alla Camera dei Comuni, è stato coinvolto in uno scandalo: si sarebbe ubriacato e avrebbe molestato diversi uomini in un pub, tra cui anche un altro deputato. La situazione, però, è precipitata quando si è saputo che Pincher era stato già coinvolto in storie simili e soprattutto che Johnson ne era a conoscenza.
Lo scandalo Partygate durante il Covid
Uno scandalo di cui si è parlato tanto è il Partygate, che ha fatto il giro del mondo anche per l'impatto simbolico che ha avuto. Durante il periodo più difficile della pandemia di Covid, caratterizzato dalle durissime restrizioni, al numero 10 di Downing Street Johnson organizzava festini uno dopo l'altro. Il premier è stato multato e si è anche scusato pubblicamente nei mesi scorsi, ma la ferita è rimasta aperta, soprattutto nel suo rapporto con l'elettorato e in generale la popolazione, costretta a casa mentre lui e i suoi violavano le restrizioni.
Cosa succede in Gran Bretagna dopo le dimissioni di Johnson
Johnson non si è dimesso ancora dall'incarico di primo ministro, ma ha lasciato la leadership dei Tories. Il che significa, in poche parole, che il Partito Conservatore sta già cercando il suo sostituto. Quando sarà trovato, Johnson lascerà – o almeno così dovrebbe andare salvo ulteriori sorprese – anche il ruolo di premier. Fino ad allora il primo ministro resterà al suo posto, continuando a svolgere il suo ruolo ma – ovviamente – con una leadership debolissima. Gli occhi sono puntati sul congresso di ottobre, ma l'erede di Johnson potrebbe arrivare anche prima.