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Speciale Europa e Parlamento Ue

Perché alcuni Paesi vogliono cacciare l’Ungheria dall’Unione europea

Al summit europeo cominciato ieri tiene banco la questione Ungheria, con Orban che ha detto chiaramente che non ritirerà la legge contro i diritti della comunità Lgbtqi. Il premier olandese attacca: “L’Ungheria non ha posto nell’Ue”. Duro anche Draghi e gli altri capi di Stato e di governo. Il primo ministro ungherese, però, non sembra intenzionato a fare passi indietro, mentre Von der Leyen pensa a una procedura d’infrazione.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Si doveva parlare di migranti e dell'accordo con la Turchia, ma il Consiglio europeo cominciato ieri è stato – per ora – all'insegna del caso Ungheria. La legge discriminatoria approvata dal Parlamento di Budapest continua a provocare reazioni molto dure da parte di tutta la comunità europea. Dopo la presa di posizione di alcuni Paesi dell'Unione e la lettera di sedici capi di Stato e di governo, ieri è arrivato il momento del confronto. I più duri con il primo ministro ungherese, Viktor Orban, sono stati i Paesi del Benelux. Il Belgio è stato il primo Stato e firmare la lettera all'Unione, mentre a sollevare la questione della legge ungherese contro i diritti Lqbtqi al summit di ieri è stato il premier olandese, Mark Rutte, che a margine del vertice è stato netto: "L'Ungheria non ha posto nell'Ue".

Rutte ha attaccato duramente il capo del governo ungherese: "Non credo che Orban ritirerà la legge, è spudorato e penso che andrà avanti". Secondo il premier olandese "l'obiettivo a lungo termine è mettere l'Ungheria in ginocchio". Poi ha lanciato un monito: "Devono capire che o sono membri dell'Unione europea, e perciò della nostra comunità di valori, dove nessuno può essere discriminato in base al colore della pelle, al genere, all'orientamento sessuale o qualsiasi altra cosa, come previsto dall'Articolo 2 dei trattati, che non è negoziabile, o ne sono fuori". Durissimo anche il premier del Lussemburgo, Xavier Bettel, che ha rincarato la dose: "Le leggi che Orban fa votare sono inaccettabili". L'Europa "è un progetto di pace, di tolleranza e di diritti, è triste doverlo ricordare". L'Unione "non è solo denaro e sovvenzioni, ci sono anche diritti e doveri".

"Abbiamo una legge che difende genitori e bambini", si è difeso Orban, ricordando di aver "lottato per la libertà sotto il regime comunista, anche per i diritti gay". All'attacco anche il presidente del Consiglio Draghi, che ha ricordato a Orban che l'Articolo 2 del Trattato europeo è lì per una ragione: "Guarda che questo trattato, sottoscritto anche dall'Ungheria, è lo stesso che nomina la Commissione guardiana del trattato stesso avrebbe detto Draghi al premier unghereseSpetta alla Commissione stabilire se l'Ungheria viola o no il Trattato". La Commissione, infatti, ha già mosso i primi passi: ieri i commissari Didier Reynders e Thierry Breton, su indicazione di Ursula Von der Leyen, hanno scritto "una lettera politica" alla ministra della giustizia ungherese, Judith Varga. Si tratta del passo prima dell'avvio di una procedura d'infrazione.

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