Quando siamo a poche ore dal voto, la campagna elettorale più surreale della storia recente americana si sta avviando alla chiusura, dopo essere stata segnata da eventi senza precedenti, tra cui due tentativi di assassinio contro Donald Trump, il ritiro di Joe Biden dalla corsa presidenziale e numerosi episodi insoliti che hanno caratterizzato il periodo preelettorale.
Ilprimo tentativo di assassinio si è verificato il 13 luglio 2024 durante un comizio a Butler, Pennsylvania. Il pugno alzato di Donald Trump mentre viene trascinato via dagli agenti del Secret Service, il sangue che gli cola dall'orecchio, un ex capo dei vigili del fuoco che giace senza vita sul selciato di Butler, Pennsylvania. È questa l'immagine iconica che più di ogni altra definirà questa campagna elettorale a prescindere da come finirà.
Successivamente, il 15 settembre 2024, un secondo attentato è stato sventato in Florida, quando un uomo armato di fucile è stato arrestato nei pressi del campo da golf di Trump a West Palm Beach.
Nel mezzo di questi eventi drammatici, il 21 luglio 2024, il presidente in carica Joe Biden ha annunciato il suo ritiro dalla corsa per la presidenza, citando la necessità di concentrarsi sui suoi doveri presidenziali e sostenendo la vicepresidente Kamala Harris come candidata democratica, dopo una performance a dir poco disastrosa nel suo unico dibattito con Trump di fine giugno.
Harris, pur senza aver partecipato alle primarie, dopo aver ottenuto l’endorsement di tutti i leader attuali e storici dei democratici, è stata così designata all’unanimità come candidata alla presidenza del Partito Democratico durante la Convention che si è tenuta nel mese di agosto a Chicago.
La campagna ha vissuto successivamente altri momenti surreali, come il comizio di Trump ad Oaks in Pennsylvania, dove il candidato repubblicano ha dedicato oltre 30 minuti a una sessione musicale, o l'unico dibattito presidenziale tra i due candidati, in cui Trump ha fatto affermazioni controverse e virali sui migranti di origine haitiana chesi dedicherebbero a mangiare gli animali domesticisi dedicherebbero a mangiare gli animali domestici degli abitanti della cittadina di Springfield in Ohio.
Come funziona davvero l'elezione presidenziale
Per comprendere cosa accadrà il 5 novembre è però fondamentale comprendere anzitutto il particolare meccanismo che regola l'elezione del presidente degli Stati Uniti, un sistema che potrebbe rendere il risultato finale molto diverso da quanto suggerito dai sondaggi nazionali e che perciò rende fondamentale capire cosa accadrà nei singoli Stati.
A differenza di quanto accade in molte altre democrazie Occidentali, infatti, negli Stati Uniti non è il voto popolare a determinare direttamente chi siederà alla Casa Bianca. Il presidente viene, invece, scelto attraverso un sistema indiretto, il Collegio Elettorale, che trasforma il voto popolare in quello di 538 grandi elettori distribuiti tra gli Stati in base alla loro popolazione.
Gli Stati più popolosi come la California e il Texas hanno un peso maggiore, con rispettivamente 54 e 40 grandi elettori, mentre gli Stati meno popolati come Alaska e Delaware ne hanno solo 3 ciascuno. Per vincere la presidenza, un candidato deve assicurarsi almeno 270 voti al Collegio Elettorale.
Il sistema "winner-take-all", adottato da tutti gli Stati eccetto Maine e Nebraska, assegna tutti i grandi elettori di uno Stato al candidato che ottiene la maggioranza dei voti popolari in quello Stato, anche se per un margine minimo.
Al netto degli Stati considerati "sicuri" per l'uno o l'altro campo, Kamala Harris parte così da una base che la lascia a 44 voti dalla vittoria, mentre Donald Trump ne deve conquistare 51 per tornare alla presidenza. La battaglia si concentra così su un piccolo gruppo di Stati in bilico che, insieme, valgono 93 grandi elettori: entrambi i candidati dovranno vincerne almeno tre per raggiungere la soglia necessaria.
Le strade per la vittoria di entrambi i candidati passano principalmente attraverso due macroaree geografiche strategiche: la "Rust Belt" (la fascia industriale del Nord, con Pennsylvania, Michigan e Wisconsin) e la "Sun Belt" (gli Stati del Sud come Georgia, North Carolina, Nevada e Arizona) che vedremo in dettaglio nei paragrafi successivi.
Prima di passare a questo, però, bisogna ricordare che a rendere questa elezione ancora più incerta sono i profondi cambiamenti demografici in corso: il voto ispanico mostra una sorprendente apertura verso Trump, con recenti sondaggi che evidenziano un divario di soli due punti percentuali, mentre l'elettorato afroamericano maschile registra livelli di sostegno per il candidato repubblicano mai visti nei recenti cicli elettorali.
Dall’altro lato, però, le donne elettrici, in particolare quelle bianche dei sobborghi con istruzione universitaria, emergono come uno dei gruppi più decisivi per i democratici di questa elezione. Harris sta registrando un significativo vantaggio in questo segmento demografico, erodendo il tradizionale sostegno repubblicano nelle aree suburbane, soprattutto per via dell’aborto. Questa tendenza è particolarmente evidente tra le over 65, un gruppo che nel 2020 aveva favorito Trump.
Per darvi idea della situazione di attuale incertezza in cui ci troviamo, al momento in cui vi sto scrivendo la situazione è la seguente secondo i principali aggregatori di sondaggi e modelli di previsione:
– FiveThirtyEight
Voto popolare: Harris +1,0
Stati chiave: Nevada (Trump +0,3), Pennsylvania (Trump +0,3), Wisconsin (Harris +0,8), Michigan (Harris +0,9), North Carolina (Trump +1,4), Georgia (Trump +1,6), Arizona (Trump +2,3)
Stima collegio Elettorale: Trump 273, Harris 265
Probabilità di vittoria: Trump 53%, Harris 47%
– Nate Silver Bullettin
Voto popolare: Harris +0,9 punti
Stima collegio Elettorale: 270 Harris, 268 Trump
Probabilità di vittoria: Trump 51,5%, Harris 48,1%
– The Economist
Stima collegio Elettorale: Trump 270, Harris 268
Probabilità di vittoria: Trump 51%, Harris 49%
Scenari particolari, ma al momento considerati molto improbabili, potrebbero persino portare a un pareggio a 269 voti, una situazione che richiederebbe l'intervento del Congresso per determinare il vincitore, con ogni Stato che avrebbe diritto a un solo voto per delegazione congressuale, indipendentemente dalla sua popolazione.
In ogni caso, il processo di elezione del presidente si concluderà ufficialmente con la certificazione dei risultati da parte degli Stati, seguita dal voto formale dei grandi elettori e dalla ratifica finale del Congresso ad inizio gennaio. Penso che tutti si ricordino bene cosa sia successo l'ultima volta nel fatidico 6 gennaio 2021.
La Sun Belt: Trump parte favorito nel Sud?
Il primo campo di battaglia per la Casa Bianca è la Sun Belt, la fascia di Stati che si estende dal sud-est al sud-ovest degli Stati Uniti, in cui si trovano ben quattro Stati in bilico.
Il primo di questi è la North Carolina (16 grandi elettori), dove, con il 76% dei voti già espressi, pari a 4,17 milioni di schede, la situazione appare in perfetto equilibrio: gli indipendenti guidano con 1,42 milioni di voti, seguiti dai repubblicani a quota 1,40 milioni e dai democratici a 1,35 milioni.
Il vantaggio repubblicano di appena 51.000 voti, pari all'1,2%, assieme ad un numero più alto del normale di elettori indipendenti, rende lo Stato estremamente contendibile, anche se ai democratici mancano circa 350.000 voti rispetto al 2020, quando comunque Trump riuscì a prevalere.
La Georgia (altri 16 grandi elettori) si profila indubbiamente come lo Stato più incerto tra quelli meridionali: con l'80% del voto già espresso, pari a 4 milioni di schede, l'elettorato si divide tra un 58,2% di bianchi e un 26,4% di afroamericani. Nonostante un leggero aumento nella partecipazione delle minoranze durante le ultime fasi del voto anticipato, l'affluenza resta sotto i livelli del 2020, un segnale che resta potenzialmente positivo per Trump.
La chiave di vittoria in questo Stato per Harris sarà quindi la capacità di mobilitazione dell’elettorato afroamericano e femminile nelle contee suburbane in rapida crescita demografica, specialmente nell'area metropolitana di Atlanta durante l'Election Day.
Sorprese significative arrivano invece dal Nevada (6 grandi elettori), dove i repubblicani guidano con circa 49.000 voti di vantaggio nel voto anticipato in presenza, un margine del 4,8% mai visto negli ultimi cicli elettorali. Sebbene i democratici contino di recuperare attraverso i voti per corrispondenza, specialmente nella popolosa contea di Clark che include Las Vegas, appare difficile che possano colmare completamente il divario in uno Stato che dal 2004 non sceglie un candidato repubblicano e dove nel 2020 Trump perse per soli 27.000 voti.
Il quadro appare ancora più favorevole a Trump in Arizona (11 grandi elettori), altro Stato cruciale dove, con il 67% dei voti già espressi, i repubblicani hanno costruito un vantaggio di circa 180.000 schede, destinato a superare quota 200.000 prima dell'Election Day. Il tema dell'immigrazione, particolarmente sentito in questo Stato di confine, sembra aver spinto molti elettori verso l'ex presidente, che sembra posizionato molto meglio rispetto a quattro anni fa.
La Rust Belt: l'ex Blue Wall terrà duro per Harris?
Spostandosi nella Rust Belt, la storica cintura industriale del Nord si conferma ancora una volta come l'ago della bilancia delle presidenziali. Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, con i loro 44 grandi elettori totali, offrono a Kamala Harris un percorso diretto verso la vittoria, mentre per Trump anche una vittoria in tutti e tre gli Stati non sarebbe sufficiente senza conquistare almeno un altro Stato in bilico nel sud, dove però è più avvantaggiato.
La Pennsylvania (lo Stato in bilico più grande in gioco alle elezioni) emerge, in particolare, come lo Stato più decisivo del 2024, tanto che le proiezioni dei principali modelli di previsione, attribuiscono il 90% di probabilità di vittoria finale a chi conquisterà i suoi 19 grandi elettori. Non sorprende quindi che entrambi i candidati abbiano concentrato qui la maggior parte delle risorse.
Lo Stato rappresenta infatti un perfetto microcosmo dell'America contemporanea: grandi città democratiche come Philadelphia e Pittsburgh, vaste aree rurali repubblicane, un mix di industrie tradizionali e tecnologiche, oltre a un settore energetico in piena evoluzione.
Michigan e Wisconsin, con rispettivamente 15 e 10 grandi elettori, completano il quadro di questi Stati in bilico del nord industriale. Si tratta di Stati tradizionalmente democratici che Trump ha conquistato a sorpresa nel 2016 ribaltando decenni di predominio democratico, riflettendo il profondo malessere delle comunità operaie verso globalizzazione e declino industriale.
Nel 2024 Harris sta cercando di ricostruire una coalizione vincente nelle aree metropolitane, cercando di mobilitare minoranze, laureati e donne suburbane, mentre Trump punta ad espandere il proprio elettorato tra i giovani delle aree rurali e persino la comunità arabo-americana del Michigan, delusa dall'atteggiamento dell'Amministrazione Biden sulla guerra in Medio Oriente.
Quando conosceremo il vincitore delle presidenziali americane?
La risposta dipende dagli orari di chiusura delle urne degli Stati in bilico, nonché dalle specifiche leggi che regolano il conteggio del voto in ognuno di questi Stati.
A partire dalla chiusura dei seggi sulla costa orientale, sarà proprio la Georgia il primo Stato chiave a fornire indicazioni significative: entro le 4:30 del mattino ora italiana, dovremmo conoscere già il 90% dei risultati, grazie alle recenti riforme che hanno velocizzato il conteggio dei voti espressi anticipatamente, buona parte dei quali verrà pubblicata già alla chiusura delle urne alle 2:00 ora italiana.
Seguirà il North Carolina, Stato in cui le urne chiudono alle 1:30 ora italiana. Il voto anticipato dovrebbe essere conteggiato entro le 3:30 ora italiana, e la maggior parte dei voti inclusi quelli dell'Election Day si prevede siano conteggiati entro le 7:00 del mattino.
Per Pennsylvania, Michigan e Wisconsin – i tre Stati decisivi del "Rust Belt" – bisognerà attendere almeno la mattinata del 6 novembre: la Pennsylvania in particolare potrebbe richiedere fino a giovedì per completare il conteggio dei voti postali.
Gli ultimi a fornire risultati definitivi saranno i residui due Stati in bilico dell’Ovest: l'Arizona inizierà a pubblicare i dati alle 4:00 del mattino, ma il 20% dei voti richiederà fino a due settimane di ulteriore conteggio, mentre il Nevada non rilascerà alcun dato fino alle prime ore del mattino in Italia e proseguirà lo scrutinio per diversi giorni.
In sintesi, dunque, se la vittoria di uno dei due candidati non sarà netta in Georgia e North Carolina, sarà difficile avere un quadro chiaro prima della tarda mattinata del 6 novembre ora italiana, quando anche i tre Stati del Rust Belt avranno conteggiato la maggior parte dei voti.
In caso di risultato molto combattuto, con margini estremamente ridotti in Stati in bilico come Pennsylvania, Arizona e Nevada, potremmo dover attendere diversi giorni per conoscere il vincitore, come già avvenuto nel 2020.
Quale potrebbe essere la sorpresa di queste elezioni?
Se i sondaggi prevedono quella di martedì come una delle elezioni presidenziali più serrate della storia americana, diversi scenari potrebbero ribaltare le previsioni iniziali. Da un lato, Kamala Harris potrebbe beneficiare di un'affluenza più alta del previsto tra gli elettori afroamericani all'Election Day, un fattore cruciale in Stati in bilico come Pennsylvania e Wisconsin, dove l'ex presidente Obama sta cercando attivamente di mobilitare questa comunità tradizionalmente democratica.
Un altro elemento di particolare interesse per la campagna di Harris è il supporto delle donne bianche suburbane, storicamente vicine ai repubblicani, che potrebbero questa volta spostare il loro voto ancora più verso i democratici soprattutto a causa dell'aborto. Lo staff della Harris stima che circa il 10% degli elettori negli Stati in bilico sia ancora persuadibile, concentrandosi in particolare sulle elettrici repubblicane istruite dei sobborghi, sempre più distanti dalla retorica dell'ex presidente.
Dall'altro fronte, Donald Trump punta invece a consolidare il crescente sostegno della comunità latina, particolarmente in Florida ed Arizona, dove questo gruppo demografico sta mostrando una sorprendente apertura verso il candidato repubblicano. Trump mira anche a una storica vittoria in Nevada, stato che nessun candidato repubblicano conquista dal 2004 e dove nel 2020 perse per soli 27.000 voti.
La campagna di Trump può anche sperare in un ulteriore errore nei sondaggi a suo sfavore, cosa già avvenuta nel 2016 e nel 2020. Nonostante gli istituti di sondaggio abbiano messo in atto delle modifiche nel modo in cui calcolano le previsioni di voto tra gli elettori probabili, per aumentare il peso di gruppi tradizionalmente sottostimati come gli elettori bianchi non laureati, questo potrebbe non bastare.
Guardando ad altri Stati, invece, sorprese sono più difficili: nonostante l'ottimismo repubblicano, Minnesota e Virginia sembrano mantenere una solida inclinazione democratica, così come il New Mexico che continua a favorire Harris.
Stando ad un sondaggio recente di J. Ann Selzer, considerato come il gold standard dei sondaggi americani, la vera sorpresa potrebbe però arrivare dall'Iowa, negli ultimi cicli elettorali "Stato sicuro" per i repubblicani, che secondo Selzer potrebbe finire a sorpresa ad Harris.
Tuttavia, è bene essere scettici anche su questo sondaggio, visto che si tratta di un risultato in controtendenza con tutti gli altri pubblicati per questo Stato.
Una elezione storica, comunque vada a finire
Donald Trump si presenta, in linea generale, per la prima volta leggermente favorito alla fine di questa tornata elettorale, un vantaggio che però resta troppo eseguo che non permette previsioni certe. Le variabili ancora aperte sono troppe, come abbiamo visto: dall'incognita dell'affluenza giovanile e afroamericana all'Election Day, passando per il nuovo posizionamento degli elettori latini, fino al comportamento delle donne suburbane istruite.
Il margine così ridotto nei sondaggi, unito ai precedenti errori nelle rilevazioni delle ultime elezioni presidenziali, suggerisce che ogni previsione potrebbe essere smentita dalle urne.
L'esito di queste elezioni avrà ripercussioni ben oltre i confini americani. Per l'Europa, e l'Italia in particolare, la posta in gioco è alta. Un secondo mandato di Trump potrebbe rimettere in discussione gli equilibri della NATO e il sostegno all'Ucraina, oltre a inasprire le tensioni commerciali transatlantiche. La vittoria di Harris, al contrario, garantirebbe maggiore continuità nelle relazioni internazionali, pur con possibili aggiustamenti rispetto alla linea Biden.
Al di là del risultato finale, comunque, queste elezioni sono comunque già destinate a entrare nella storia americana. Da un lato, la possibilità di vedere la prima donna di colore alla Casa Bianca, un evento che segnerebbe una svolta epocale nella storia del Paese.
Dall'altro, l'eventuale ritorno alla Casa Bianca di un ex presidente che si presenta al voto con diverse incriminazioni penali, già condannato da una giuria popolare e messo sotto impeachment per ben due volte durante il suo mandato, una situazione senza precedenti nella storia americana, di cui uno per aver cercato di impedire con la forza la ratifica del risultato elettorale a favore del suo avversario alle elezioni 2020.
Qualunque sia l'esito, il risultato delle elezioni 2024 segnerà, dunque, un capitolo fondamentale nella storia elettorale statunitense, che sarà destinato a essere ricordato ed analizzato per molti anni a venire.
Le ultime news sul voto USA:
- I risultati dello spoglio in diretta
- I risultati dello spoglio Stato per Stato
- Cosa succede in caso di parità tra Harris e Trump