Per Le Pen a Bucha sono stati commessi “crimini di guerra”: “Sì a inchiesta Onu, ma non è genocidio”
La candidata alla presidenza dell'Eliseo Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, sfiderà il presidente in carica Emmanuel Macron al ballottaggio del prossimo 24 aprile. Tra i due lo scarto sarebbe minimo: al primo turno Macron è arrivato primo con il 27,8% delle preferenze, mentre l’avversaria Marine Le Pen ha portato a casa il 23,1% dei voti. Sarà decisiva la quota delle astensioni, e nonostante l'appello del leader de La France insoumise Jean-Luc Mélenchon, arrivato terzo, che ha chiesto di dirottare i suoi voti verso il presidente uscente, l'esito del voto è tutt'altro che scontato: lo scorso 10 aprile l'astensionismo ha raggiunto il 26,1%.
Per questo si guarda con molta attenzione alle posizioni che la sfidante di Macron intende prendere in politica estera, alla luce soprattutto della guerra in Ucraina ancora in corso. Le Pen in un'intervista su France 2, ha ribadito l'importanza di un "riavvicinamento strategico" con la Russia da parte della Nato non appena la guerra "sarà stata risolta da un trattato di pace". "L'Occidente avrebbe molto da perdere se, a lungo termine, la Russia unisse ld forze con la Cina", il che sarebbe un "pericolo economico, monetario e forse anche militare".
Ma, elemento da non sottovalutare, ha condannato i fatti di Bucha – la città ucraina che era stata occupata dai russi e in cui sono stati trovati cadaveri in abiti civili – definendoli "crimini di guerra", senza però utilizzare l'espressione "genocidio". Su questo la candidata alla presidenza francese si è detta d'accordo con il presidente, Emmanuel Macron, che ha appunto rifiutato la definizione di "genocidio" utilizzata dal presidente Usa, Joe Biden: "È un termine che giuridicamente ha una definizione ben precisa che non può essere utilizzata in questo momento del conflitto", ha sottolineato Le Pen, che però ha auspicato un'"un'inchiesta indipendente dell'Onu".