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Per la soia non si può usare la parola “latte”, lo dice la Corte di Giustizia Ue

La Corte di giustizia Ue si è espressa su un caso sollevato in Germania e ha stabilito che le denominazioni come “latte”, “burro”, “formaggio” e “yogurt” devono essere riservate solo ai prodotti di origine animale.
A cura di Susanna Picone
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bicchiere latte

Addio al latte di soia e denominazioni simili. La Corte di Giustizia Ue ha infatti stabilito che “i prodotti puramente vegetali non possono essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte', ‘crema di latte' o ‘panna', ‘burro', ‘formaggio' e ‘yogurt', che il diritto dell'Unione riserva ai prodotti di origine animale”. “Ciò vale anche nel caso in cui tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l'origine vegetale del prodotto in questione”, ha aggiunto la Corte. Alla sentenza della Corte europea si è arrivati da una questione sollevata in Germania. Il “Verband sozialer wettbewerb”, un’associazione tedesca avente l’obiettivo specifico di contrastare la concorrenza sleale, ha intentato un’azione inibitoria nei confronti della Tofu town, azienda di alimenti vegetariani e vegani. Secondo l’associazione denominazioni come “formaggio vegetale” o “burro di tofu” utilizzati dall’azienda per scopi promozionali violassero la normativa Ue sulle denominazioni per il latte e i prodotti lattiero-caseari. Normativa che appunto prevede l’utilizzo di questi termini solo per gli alimenti di origine animale.

La disputa in Germania e la sentenza – La risposta della Tofu town è stata che diciture come “burro” o “cream” non sono state utilizzate in maniera isolata ma sempre associate a termini che rimandassero all’origine vegetale dei prodotti in questione. Per dirimere la questione alla fine la giustizia tedesca ha chiesto alla Corte di Giustizia europea di fornire un’interpretazione della norma. Così la Corte Ue ha deciso che le denominazioni lattiero-caseari “non possono essere legittimamente impiegate per designare un prodotto puramente vegetale” e che l’aggiunta di indicazioni descrittive o esplicative che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione, come quelle utilizzate dall’azienda sotto accusa, non influisce su tale divieto. La sentenza di fatto ribadisce quanto stabilito da regolamento comunitario n. 1234/2007 secondo cui il termine “latte” si riferisce solo al “prodotto dalla secrezione mammaria normale, ottenuto mediante una o più mungiture, senza alcuna aggiunta o sottrazione”.

“Ora norme contro mortadella vegan” – Dopo la sentenza della Corte Ue sull'uso improprio delle denominazioni del latte per la soia per il vicepresidente della commissione agricoltura dell'Europarlamento Paolo De Castro occorre fare chiarezza anche su bresaola e mortadella “vegan”. “La Corte – così l'eurodeputato Pd – fa un passo decisivo contro l'uso scorretto delle denominazioni, e speriamo che al più presto sia possibile predisporre una normativa europea per salvaguardare le denominazioni dei prodotti a base di carne, come ‘bresaola' o ‘mortadella'”.

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