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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Per Israele la pulizia etnica di Gaza si può fare solo se sono d’accordo anche i palestinesi

Per l’ambasciatore israeliano all’ONU Danny Danon il piano di espulsione dei palestinesi della Striscia di Gaza proposto da Donald Trump sarebbe praticabile, ma solo a condizione che anche i diretti interessati diano il loro “consenso” a farsi deportare in altri Paesi della regione.
A cura di Davide Falcioni
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Secondo l'ambasciatore israeliano all'ONU Danny Danon il piano di pulizia etnica della Striscia di Gaza proposto da Donald Trump sarebbe praticabile, ma solo a condizione che anche i palestinesi diano il loro "consenso" a farsi deportare in altri Paesi della regione. "Penso che siamo tutti d'accordo che dovrebbe essere richiesto il consenso delle persone a lasciare il luogo in cui vivono e il consenso degli altri Paesi a riceverle", ha detto Danon alla Cnn poco prima che Israele decidesse di seguire la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu.

Dal canto suo, intanto, il capo della Casa Bianca – parlando con i giornalisti nello Studio Ovale, ha ribadito che "tutti amano" la sua idea e che, semplicemente, "non è il momento giusto per attuarla". A dire il vero la proposta di Trump ha incontrato il netto rifiuto non solo da parte dei palestinesi, ma anche dei leader del Medio Oriente e dei governi di tutto il mondo. Mustafa Barghouti, capo della Palestinian National Initiative, ha dichiarato ad Al Jazeera che i gazawi in primi considerano la proposta del leader americano "una minaccia molto seria" e che sono determinati a impedirgli di commettere questo "crimine di guerra". "Nessun palestinese lascerà Gaza. Resteremo nelle nostre case", ha detto il politico da Ramallah. "Non permetteremo mai che questa pulizia etnica abbia luogo, e nessun paese arabo è pronto a partecipare a questo crimine". I palestinesi "sanno esattamente cosa accadrà loro se ripeteranno ciò che è accaduto nel 1948 dopo lo sfollamento del 70 percento del popolo palestinese", ha aggiunto. "Sono finiti per essere rifugiati per sempre, umiliati, privi di dignità, privi di risorse di base. Ciò non accadrà più".

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Contrari alla proposta di Trump sono però soprattutto i cittadini comuni. Intervistato dalla Cnn, Amir Karaja ha dichiarato che preferirebbe "mangiare le macerie" piuttosto che essere costretto a lasciare la sua patria. "Restiamo qui", ha detto mentre cercava di ristrutturare ciò che è rimasto della sua casa di Nuseirat, nella parte centrale di Gaza. "Questa è la nostra terra e noi ne siamo i proprietari. Non sarò spostato. Né Trump né nessun altro può sradicarci da Gaza", ha detto Karaja. "Perché dovrei lasciare il mio Paese? Vogliono mandarmi in Egitto o in Giordania? No, non lo accetteremo, monteremo una tenda e qualsiasi cosa accada resteremo qui. Non ce ne importa niente delle minacce di Trump o di quelle di Netanyahu", ha aggiunto Iyam Jahjouh.

Naturalmente la proposta di Trump non ha trovato riscontro neppure in Medio Oriente e in Europa. Il re giordano è stato molto chiaro, affermando ripetutamente che la Giordania non avrebbe permesso l'arrivo di milioni di palestinesi sfollati. Anche l'Egitto e l'Arabia Saudita si sono espressi molto esplicitamente contro l'idea di una pulizia etnica di Gaza. Lo stesso ha fatto il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che ha respinto la proposta di Trump di deportare i palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza. "Una soluzione che non tiene conto o addirittura viola il diritto internazionale è inaccettabile", ha dichiarato Steinmeier ad Ankara.

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