Pena di morte, la Cina al primo posto per numero di esecuzioni

La ‘maglia nera’ è ancora una volta la Cina. Il regime comunista al potere fa del Paese asiatico lo stato in cui è stato eseguito il maggior numero di condanne a morte. Almeno 3.000 nel 2013- più o meno lo stesso numero dell’anno prima – sulle complessive 4.106 eseguite in tutto il mondo, secondo quanto rileva il Rapporto 2014 sulla pena capitale presentato da Nessuno Tocchi Caino con una manifestazione organizzata oggi a Roma in via di Torre Argentina che ha visto anche la consegna del premio “abolizionista dell’anno 2014” al Presidente del Benin Boni Yayi. Sugli altri poco invidiabili gradini del podio troviamo Iran e Iraq che, nel 2013, si confermano tra i principali "Paesi-boia" del mondo.
Condanne a morte in calo
Le nazioni che ancora ricorrono alla condanna a morte sono scese dai 40 nel 2013 a 37 al 30 giugno 2014. Di questi, 7 rientrano tra le democrazie liberali, dove sono invece aumentate le esecuzione. Ci sono poi quelli che hanno deciso di abolirla, per legge o in pratica: 148. Ventidue i Paesi che hanno fatto ricorso alla pena di morte nel 2013, lo stesso numero del 2012, con un lieve aumento però delle esecuzioni da 3.967 a 4.106. Due invece i Paesi in cui non si sono registrate esecuzioni lo scorso anno e nei primi sei mesi del 2014: Pakistan e Gambia, mentre in altri 8 sono riprese. Si tratta di Indonesia (5), Kuwait (5), Malesia (3), Nigeria (4), Vietnam (almeno 8 lo scorso anno), Bielorussia (2), Emirati Arabi Uniti (1) ed Egitto (almeno 8 nel 2014. Ai tre più grandi “paesi boia”, seguono l'Arabia Saudita (almeno 78), la Somalia (almeno 27), il Sudan (almeno 21), la Corea del Nord (almeno 17), lo Yemen (almeno 13), il Vietnam (almeno 8), il Kuwait (5), il Sudan del Sud (almeno 4), la Nigeria (4), la Malesia (3), la Palestina (Striscia di Gaza) almeno 3, l'Afghanistan (2) e il Bangladesh (2).
Esecuzioni, passo indietro per i paesi "democratici"
A preoccupare però – dice Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino – è il passo indietro nei Paesi cosiddetti "democratici" dove sono aumentate le condanne a morte e il sistema capitale “si è rivelato essere per molti aspetti coperto da un velo di segretezza”. Se nel 2011 erano stati solo 2 i Paesi democratici a praticare la pena di morte, nel 2012 sono diventati 5 – Usa, Taiwan, Botswana, Giappone e India – a cui si è aggiunta l'Indonesia nel 2013 dopo una moratoria di fatto di 5 anni.
É l'Asia il continente dove si pratica la quasi totalità delle pene capitali nel mondo (il 97,6%). Mentre le Americhe, secondo il rapporto, sarebbero un continente quasi libero dalla pratica della pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, che hanno eseguito 39 condanne capitali. In Africa la pena capitale è stata praticata in 5 Paesi e sono state registrate almeno 57 esecuzioni. In Europa, l'unica eccezione in un continente altrimenti libero completamente dalla pena di morte è rappresentata dalla Bielorussia, anche se come detto nel 2013 per la prima volta dopo molti anni non risultano esecuzioni effettuate.