Pedofilia nella Chiesa, parte una raccolta fondi per pagare spese legali al cardinale Pell
Il cardinale australiano George Pell, da tempo coinvolto in uno scandalo di abusi sessuali a minori, si è sempre dichiarato innocente. Ma il giudice di Melbourne, Belinda Wallington, al termine dell'istruttoria durata quattro settimane, ha deciso che ci sono abbastanza prove per un rinvio a giudizio dell’ex “ministro delle finanze” delle Santa Sede. Saranno dunque due giurie distinte a stabilire se l’alto prelato è colpevole dei gravi fatti di cui è imputato.
Pell, di 76 anni, è il più alto esponente ecclesiastico mai coinvolto in uno scandalo di pedofilia. Al centro delle indagini, molestie sessuali e abusi che sarebbero avvenuti tra la fine degli anni '70 e '80 a Ballarat, la sua città natale, e tra la fine degli anni '90 e gli inizi del 2000 nella diocesi di Melbourne, di cui Pell era arcivescovo. Oltre ai capi d’imputazione che gli vengono direttamente contestati, dovrà difendersi anche all'accusa di aver coperto altri sacerdoti pedofili e insabbiato uno stupro. Il porporato, nominato nel 2014 da Papa Francesco a capo della Segreteria per l'economia del Vaticano, era anche una delle figure chiave scelta dal pontefice per la riforma della Curia Romana. Ma dopo le accuse formulate contro di lui, la Santa Sede ha concesso al cardinale un periodo di congedo per consentirgli di ritornare in Australia e difendersi in un aula giudiziaria.
Se molte delle incriminazioni contro il prelato sono cadute, ne rimangono altre 10 di cui dovrà rispondere in due processi separati. Il primo riguarderà le accuse di avere molestato dei ragazzini nella piscina di Ballarat, quando era solo un semplice sacerdote. Il secondo, invece, riguarderà fatti che sarebbero avvenuti nella cattedrale di Melbourne alla fine degli anni '90, quando Pell a capo della diocesi. In questo caso l'imputazione è di aver molestato due coristi in sagrestia dopo la messa.
A difendere il cardinale è il prestigioso penalista Robert Richter che costerebbe, secondo le indiscrezioni dei media australiani, decine di migliaia di dollari al giorno. Per sostenere le spese legali, quindi, l’arcidiocesi di Sidney ha deciso di pubblicare diversi annunci in cui chiede donazioni ai sostenitori del prelato. Nell'ultimo numero del settimanale, Catholic Weekly, assieme alle coordinate bancarie del fondo, la curia ha scritto un articolo in cui ricorda che “è stato creato un fondo indipendente in cui le persone che desiderano possono contribuire. L'arcidiocesi di Sydney non ha istituito il fondo né è coinvolta nella sua gestione”. Una portavoce del prelato, Katrina Lee, ha affermato che la curia di Sydney, pur fornendo i dettagli del fondo a chi ne faccia richiesta, non vi contribuisce, né il Vaticano ha fornito alcun contributo. “Da quando il Cardinale Pell è tornato in Australia, molte persone hanno chiesto di poterlo aiutare per le spese legali – ha detto Lee – e a questo scopo è stato istituito da un avvocato indipendente un fondo fiduciario”.
Chi è il responsabile del denaro raccolto per aiutare il cardinale a pagare l’onorario del suo costoso team di avvocati? Il nome dell’intestatario del conto corrente che appare in tutti gli annunci risulta essere Ferdinand Zito and Associates, uno studio legale con un piccolo ufficio nella periferia di Melbourne. Una portavoce dell’avvocato ha confermato la titolarità e la gestione del fondo ma, a causa del rapporto di riservatezza con il cardinale, non ha voluto fornire alcun altro elemento.
“Mi chiedo se la Chiesa cattolica, attraverso questo fondo, non stia pagando in modo più discreto le spese legali di Pell”, ha dichiarato Ingrid Irwin, un avvocato di Ballarat e rappresentante legale di due degli accusatori del cardinale. Ma c’è anche chi difende la raccolta di denaro tra i fedeli. Come Des Cahill, professore emerito dell’Università di Melbourne, e compagno di seminario del cardinale. “Ha sempre detto di essere innocente e continua ad essere amato da molti cattolici per le sue battaglie e per ciò che rappresenta”. Cahill crede che le donazioni saranno sufficienti a coprire l’onorario degli avvocati difensori, che alla fine del procedimento giudiziario potrebbero ammontare a diversi milioni di dollari.