Pechino, 100 nuovi casi di Coronavirus e lockdown: “Corsa contro il tempo per fermare i contagi”
Cresce l'allerta a Pechino per i nuovi casi di Coronavirus, che nelle ultime ore hanno superato quota cento unità. Una situazione preoccupante, in vista di una possibile seconda ondata dell'epidemia nel paese in cui tutto è cominciato qualche mese fa. Il numero dei contagi sta infatti salendo rapidamente: basti pensare che il primo caso confermato, e collegato a un mercato alimentare all'ingrosso nel sud-ovest della città, quello di Xinfadi, il più grande di tutta l'Asia con oltre 1 milione di metri quadri e all’incirca 10mila addetti, risale all'11 giugno scorso, dopo ben 56 giorni senza nuovi infetti. A meno di una settimana di distanza i contagiati sono più di cento.
"Virus rintracciato sul salmone importato? Nessuna conferma"
Wu Zunyou, epidemiologo a capo del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha affermato in una intervista al quotidiano People's Daily che sono in corso indagini dopo che alcuni funzionari della Sanità avevano dichiarato che la struttura del virus rilevata non sembrava la stessa che era apparsa sempre a Pechino due mesi fa e soprattutto per capire se il contagio si sia diffuso attraverso gli alimenti, teoria che però al momento pare non trovare conferme. Il virus, secondo i funzionari, sarebbe infatti stato rintracciato sui taglieri di salmone di importazione europea. Per precauzione i supermercati di Pechino hanno ritirato il salmone dagli scaffali, ma l’Organizzazione mondiale della Sanità ha invitato a essere cauti e a considerare queste informazioni solo delle ipotesi da verificare, e ha chiesto a Pechino stessa di pubblicare il genoma virale.
Pechino in lockdown: checkpoint di sicurezza in decine di quartieri e scuole chiuse
Ad ogni modo, la National Health Commission (NHC) cinese ha riportato nella giornata di oggi ben 106 casi di Coronavirus in totale a Pechino. Di questi uno è in condizioni critiche. È la riacutizzazione più grave dell'infezione in Cina da febbraio, alimentando i timori di una seconda ondata della malattia. Per questo le autorità locali stanno cercando di correre ai ripari, prima che la situazione vada fuori controllo. Pur non essendo stato lanciato un lockdown rigido in stile Wuhan, la megalopoli cinese è stata chiusa a livello distrettuale, con decine di quartieri che hanno istituito dei veri e propri checkpoint di sicurezza 24 ore su 24 per monitorare ingressi e uscite, oltre alla chiusura delle scuole e all'istituzione del controllo della temperatura per l’accesso a negozi e locali ancora aperti. Per contenere il nuovo focolaio, le autorità di Pechino hanno anche sospeso alcuni trasporti all'interno e all'esterno della città e hanno vietato i viaggi alle persone considerate "ad alto rischio". Non è specificato chi possa essere incluso in questa categoria, ma si tratta probabilmente degli anziani e dei contatti stretti di casi confermati. Il numero dei posti occupabili sui mezzi di trasporto sarà ridimensionato e sarà obbligatorio indossare la mascherina.
Effettuati test su 200mila persone per fermare il contagio
"Pechino adotterà le misure più risolute, decisive e rigorose per contenere l'epidemia", ha dichiarato martedì Xu Hejian, portavoce del governo della città di Pechino. Intanto, le autorità stanno procedendo ad effettuare test di massa, con decine di migliaia di persone che già sono state sottoposte a tampone nei siti allestiti negli stadi e in altri luoghi designati in tutta la Capitale. Finora, la città ha rintracciato quasi 200mila persone che hanno visitato il mercato del cluster dal 30 maggio. Le autorità cinesi chiedono anche di evitare se possibile i viaggi nella capitale e chiedono a chi arriva dalle aree interessate dal contagio di rispettare una quarantena di 7-14 giorni.