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PayPal non si occuperà più delle donazioni a Wikileaks, perché?

Anche PayPal si accoda alla lunga lista di boicottaggi annunciati in questi giorni ai danni del sito Wikileaks, colpevole di aver pubblicato documenti sensibili che…
A cura di Anna Coluccino
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Anche PayPal si accoda alla lunga lista di boicottaggi annunciati in questi giorni ai danni del sito Wikileaks, colpevole di aver pubblicato documenti sensibili che hanno fatto tremare la diplomazia USA e non solo. Ad aprire le danze del sabotaggio è stata Amazon che, qualche giorno fa, ha escluso Wikileaks dai suoi server, dichiarando che:

"La decisione di negare l'accesso a WikiLeaks è una giusta decisione e dovrebbe servire da esempio anche ad altri network che WikiLeaks utilizza per distribuire il suoi contenuti ottenuti in modo illegale. […] Nessuna società responsabile, americana o straniera, dovrebbe aiutare WikiLeaks nella sua attività di diffondere contenuti violati"

Per tutta risposta, Julian Assange ha dichiarato che se Amazon non sa rispettare il primo emendamento, dovrebbe ritirarsi dal mercato dei libri. E, a quanto pare, migliaia di utenti sono stati d'accordo con lui. In poche ore, infatti, moltissimi account Amazon sono stati chiusi per protesta, e lo stesso potrebbe accadere a PayPal che, proprio oggi, di certo a causa di fortissime pressioni, ha deciso di seguire la linea del sabotaggio e negare a Wikileaks il suo supporto per il trasferimento delle donazioni al sito.

Nel comunicato stampa con cui l'azienda di pagamenti online annuncia il boicottaggio, si legge:

"PayPal ha permanentemente ristretto l'accesso all'account utilizzato da Wikileaks, per via della violazione dei termini delle condizioni d'uso, che stabiliscono che il nostro servizio di pagamento non può essere sfruttato per qualunque attività che incoraggi, promuova, faciliti o inviti altri ad ingaggiare attività criminali. Abbiamo notificato questa azione al detentore dell'account".

Leggendo queste righe, sembra quasi che PayPal sia scesa improvvisamente dal pero e si sia accorta, solo oggi, del tipo di attività portata avanti da Wikileaks, che consiste, da sempre, nel pubblicare documenti riservati che raccontano verità nascoste dai governi per presunte ragioni di stato. Appare ovvio, quindi, che le pressioni diplomatiche di questi giorni abbiano portato anche PayPal a prendere posizione all'interno di un dibattito squisitamente politico, costringendola ad una scelta del tutto anti-commerciale.

E' lecito attendersi, dunque, che il fronte dei boicottatori riesca preso ad ingrossare le sue fila. Così come, di contro, crescerà il numero di utenti disposti a chiudere le relazioni commerciali con gli aderenti al sabotaggio ai danni di Wikileaks.

Si preparano giorni di duro braccio di ferro. Alla fine, le aziende dovranno scegliere tra i propri clienti e l'appoggio politico, perdendo, in ogni caso, cospicue somme di danaro.

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