Patrick Zaky resta in carcere, confermata la detenzione per altri 45 giorni
Confermata ancora una volta la custodia cautelare per l'attivista Patrick Zaky, in carcere ormai da quasi un anno. Il ragazzo dovrà restare per altri 45 giorni nel carcere cairota di Tora nonostante l'ultima conferma di 15 giorni (rispetto ai 45 prima assegnati) aveva fatto sperare in un altro esito. "È confermato", si è limitata a dire al telefono la legale del ragazzo. Il prolungamento della carcerazione di un altro mese e mezzo per lo studente egiziano dell'università di Bologna era stato reso noto ieri da diversi media egiziani e confermato da una fonte giudiziaria all'Ansa. La fuga di notizie era stata stigmatizzata da Amnesty Italia sostenendo che in Egitto i diritti dei detenuti "valgono meno di zero". Ed oggi ha così commentato la notizia della conferma della detenzione: "Una decisione assurda, atroce, arbitraria e crudele. Non smettiamo di lottare e continuiamo a chiedere".
Si ricordi che Patrick è detenuto da quasi un anno con l'accusa di propaganda sovversiva, essendo stato arrestato il 7 febbraio 2020 mentre tornava in Egitto per una vacanza. L'ultima conferma di custodia cautelare era stata il colpo di grazia per i familiari di Patrick, che si erano dichiarati sfiniti ormai dalle vicende giudiziarie e dalle condizioni disumane in cui il giovane vessa durante le udienze. L'ultima volta il suo caso era stato trattato con quello di altri 700 detenuti e non gli è stato permesso di sedersi e bere per tutta l'attesa del suo processo.
L'ultima udienza
Si è tenuta ieri al Cairo l'udienza sul rinnovo della custodia cautelare in carcere di Partick Zaky, l'attivista da tempo incarcerato in Egitto con l'accusa di propaganda sovversiva. Lo studente dell'università di Bologna era in realtà tenuto in carcere senza un reale capo d'accusa, solo per il suo lavoro nell'ambito della tutela dei diritti umani. Dopo una serie di rinnovi di 45 giorni della custodia cautelare in carcere, il 17 gennaio il prolungamento deciso dal giudice è stato di due settimane. Questo ha fatto ben sperare per la sua scarcerazione, ma la legale ha comunque voluto mantenere un certo riserbo, non rivelando molto delle sue sensazioni sul caso. "Mi auguro una scarcerazione – aveva detto – e che questa seduta sia diversa dalle altre".
Le altre scarcerazioni
Erano stati scarcerati i 3 dirigenti dell'Ong arrestati al Cairo. I tre di Epir furono liberati grazie alla grande mobilitazione internazionale. Grasser, Karimi e Basheer sono stati lasciati andare dalla prigione di Tora, mentre Patrick aveva dovuto rimanere per altri 45 giorni con l'accusa di propaganda sovversiva. Sembra che Patrick fosse un appiglio necessario per le autorità Egiziane che avevano liberato gli altri 3 attivisti a seguito delle pressioni internazionali. Su Patrick, invece, non hanno voluto retrocedere di un passo. A Fanpage.it, la sorella Marise aveva dichiarato che senza le attenzioni della comunità internazionale, suo fratello avrebbe potuto già essere ucciso. Nonostante sia in vita, però, le stesse attenzioni non sembrano in grado di liberarlo.