Patrick Zaki, rimandata al 18 luglio l’udienza del processo all’attivista: “Il giudice era assente”
Rimandata al 18 luglio l'udienza in programma per la giornata di oggi a Mansura per Patrick Zaki, studente dell'Università di Bologna e attivista per i diritti umani arrestato tra il 7 e l'8 febbraio 2020. Dopo aver trascorso 22 mesi in carcere è stato rilasciato ma non scagionato. Per questo motivo, il 30enne non può lasciare il Paese. Il giovane è accusato di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" dopo un articolo scritto nel 2019 su un attentato dell'Isis e due casi di discriminazione ai danni dei copti, i cristiani d'Egitto. Prima della scarcerazione, Patrick aveva subito lo stillicidio di 18 udienze slittate almeno 9 molti con una serie di prolungamenti della sua custodia cautelare.
Dopo aver lasciato il carcere al Cairo, l'attivista è rimasto in Egitto in attesa del via libera del Tribunale. Oggi rischia altri 5 anni di carcere per l'articolo sulle violazioni dei diritti civili in Egitto. I suoi legali chiedono l'assoluzione, mentre il Tribunale di emergenza dei Crimini di Sicurezza di Stato di Mansoura ha deciso lo scorso febbraio di rinviare ad oggi la nuova udienza.
Il giudice titolare del procedimento non è comparso in aula. Al suo posto è stato nominato un altro magistrato che però, non essendo responsabile del caso, ha rimandato l'udienza al 18 luglio.
Il tweet di Amnesty Italia
"Stamattina il giudice non si è neanche presentato – ha scritto su Twitter Amnesty Italia -. Ora Patrick resta in attesa che qualcuno gli dica cosa succederà. Un'ennesima prova del disprezzo per i diritti umani da parte della magistratura egiziana".