Patrick Zaki, processo rinviato al 9 maggio. Amnesty: “È innocente, ha il diritto di tornare a Bologna”
Ancora un rinvio per il processo a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'Università di Bologna accusato nel suo Paese di aver diffuso notizie false attraverso un articolo. La prossima udienza è stata fissata dal tribunale di Mansura al 9 maggio, quando si spera arriverà la sentenza.
"Il processo nei confronti di Patrick Zaki è stato ulteriormente aggiornato – ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia -. Arriveremo all'inizio di maggio, quando saranno trascorsi 3 anni e 3 mesi dall'inizio di questa persecuzione giudiziaria che vede Patrick accusato di un reato che non ha commesso. L'unico suo reato è quello di essere un difensore dei diritti umani".
Poi, l'ennesimo appello alle istituzioni: "Le rassicurazioni date dalle autorità egiziane e da quelle italiane si sono rivelate prive di fondamento e questo non stupisce. Ci auguriamo che nelle prossime settimane venga ripresa una iniziativa, questa volta seria per chiedere la fine rapida e positiva di questa persecuzione. Patrick è innocente, ha diritto a tornare alla libertà e a tornare a Bologna, la sua città", ha concluso Noury.
Il ricercatore e attivista per i diritti umani, a piede libero dall'8 dicembre 2021 dopo 22 mesi di custodia cautelare passati in carcere con accuse più gravi legate a dieci post su Facebook ma informalmente accantonate, è sotto processo presso una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d'emergenza) della sua città natale sul delta del Nilo.
Rischia cinque anni di carcere. Patrick, nel processo in corso dal settembre 2021, è imputato per un articolo del 2019 in cui prendeva le difese dei copti, la minoranza cristiana d'Egitto, sottolineando le sanguinarie persecuzioni dell'Isis degli anni precedenti e due casi di discriminazione sociale e giuridica. Pur libero, il 31enne ricercatore in studi di genere ha un divieto di espatrio e non può lasciare l'Egitto.