Patrick Zaki, appello di Amnesty al Governo Draghi: “Avvii ora le procedure per la cittadinanza”
È stato aggiornato al prossimo 28 settembre il processo in Egitto nel quale risulta imputato Patrick Zaki, lo studente dell'Università di Bologna arrestato nel febbraio del 2020 con l'accusa di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" sulla base di un articolo pubblicato due anni fa. Nel corso della prima udienza del processo che si è tenuta questa mattina, e che è durata solo cinque minuti, il ragazzo è apparso ammanettato ma, paradossalmente "si può tirare un sospiro di sollievo". È quanto ha spiegato a Fanpage.it Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. "Oggi paradossalmente, nonostante le immagini di Patrick in manette e nonostante l'udienza durata 5 minuti, il che fa capire bene come sia disposto il giudice nei confronti di questo processo, Patrick avrebbe anche potuto essere condannato in via definitiva a 5 anni di carcere. Per cui, si può tirare quasi un sospiro di sollievo: ci sono 14 giorni per preparare bene la difesa e per continuare a fare pressioni sull'Egitto se l'Italia vorrà farle per mobilitare l'opinione pubblica e i mezzi di informazione e tenere alta l'attenzione".
Proprio sull'immagine di Patrick in manette Noury ha sottolineato che "per la legge egiziana un imputato a processo deve entrare ammanettato nell'aula del tribunale. Ma se usciamo fuori da questo aspetto formale e veniamo alla sostanza, che questo ragazzo arrivi in questo stato dopo 19 mesi di inferno e incubo a un processo che nemmeno dovrebbe esistere perché non c'è nulla su cui processarlo, capiamo che quell'immagine è stata di una crudeltà infinta". A questo punto gli scenari che si aprono in vista del 28 settembre sono due. "Quello peggiore – ha continuato Noury – è proprio la condanna inappellabile. Quello che auspichiamo è l'assoluzione. Se la condanna a 5 anni da cui dovrebbero essere scalati 19 mesi, ma insomma di questo ne parleremo il 28 settembre, dovesse arrivare, è chiaro che dal piano giudiziario tutto si sposta sul piano politico perché l'unico rimedio nelle mani di Patrick è chiedere un atto di clemenza al presidente Al-Sisi. È evidente che le carte passano nella mani di Al-Sisi ma anche di Draghi".
Proprio il governo Draghi deve ancora dare seguito alla volontà di Senato e Camera e attivarsi per il conferimento a Zaki della cittadinanza italiana. "Dal punto di vista politico, i voti che hanno sostenuto alla Camera e al Senato l'ordine del giorno sulla cittadinanza italiana a Patrick sono gli stessi della maggioranza che sostiene il governo. Quindi io mi aspetto che alcuni segnali, alcune dichiarazioni vadano in questo senso, che ci sia una ripresa della pressione sull'Esecutivo perché almeno avvii la procedura per la cittadinanza. E poi c'è la seconda questione, che è quella che viene sempre citata di meno, ma che non è affatto conflittuale, di avviare un negoziato nell'ambito della Convenzione Onu contro la tortura che è una prassi del tutto legittima quando uno stato firmatario sostiene che un altro stato firmatario abbia commesso atti d tortura con l'obiettivo di arrivare per via negoziale a una risoluzione del contenzioso ponendo rimedio alle torture subite".