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Parte per festeggiare i 18 anni e lascia la figlia di 1 anno sola a casa: la trova morta di stenti

Si è dichiarata colpevole Verphy Kudi, giovane mamma di Brighton, per la morte della figlia Asiah, deceduta a soli 20 mesi di vita per stenti e disidratata: la donna l’aveva lasciata da sola a casa per sei giorni per andare in giro a festeggiare il suo 18esimo compleanno, ma quando è tornata l’ha trovata priva di conoscenza.
A cura di Ida Artiaco
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È partita per sei giorni per festeggiare i suoi 18 anni, lasciando da sola la figlia di soli 20 mesi a casa. Ma al suo ritorno ha trovato la piccola senza vita, morta di fame e disidratata. Per questo Verphy Kudi è stata prima arrestata e ieri, nel corso del processo, si è infine dichiarata colpevole. I fatti risalgono al dicembre del 2019, quando la giovane mamma, che oggi ha 19 anni, ha chiamato i soccorsi che sono arrivati subito nella sua casa di Brighton, in Inghilterra, perché la sua bambina, Asiah, non si svegliava.

La piccola è stata portata al Royal Alexandra Children's Hospital, ma i sanitari al suo arrivo hanno capito che non c'era più nulla da fare e non hanno potuto far altro che dichiararne il decesso. Era affamata, disidratata e aveva anche contratto l'influenza. Sono state le immagini delle telecamere a circuito chiuso poste all'esterno della casa dove viveva con la madre ad incastrare la ragazza. La quale avrebbe lasciato l'appartamento il 5 dicembre 2019, giorno del suo 18esimo compleanno, e vi avrebbe fatto ritorno solo l'11 dicembre, quindi sei giorni dopo. La polizia ha poi scoperto che aveva partecipato a dei party a Londra, Coventry e Solihull prima di tornare a Brighton dalla figlia. L'autopsia ha confermato successivamente la morte per negligenza.

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Dopo più di un anno da quella tragedia, Verphy Kudi in aula ha ammesso le sue colpe e sarà condannata per omicidio colposo. La sentenza è fissata per il 28 maggio prossimo. Asiah era nata il 22 marzo 2018 e aveva solo 20 mesi nel giorno della sua morte. Sconosciuta invece l'identità del padre. La bambina era entrata a far parte di un piano di protezione dell'infanzia, ma tuttavia non era seguita da nessun assistente sociale. Lo stesso appartamento in cui le due vivevano dal 30 settembre 2019 era parte di un complesso residenziale ospitante giovani famiglie vulnerabili gestito dal comune di Brighton. "Siamo profondamente rattristati dalla tragica morte di Asiah. Nel nostro ruolo di salvaguardia, lavoreremo con i nostri partner per esaminare ciò che è accaduto ed effettuare una revisione delle pratiche di salvaguardia dei minori", ha commentato in una nota Brighton and Hove Safeguarding Children Partnership (BHSCP).

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