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Parlamento europeo: “Sì a matrimoni gay, no a maternità surrogata”

Secondo la Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014, la pratica dell’utero in affitto “compromette la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce”. Il testo ricalca un emendamento presentato dal PPE, votato anche da molti membri del Partito democratico.
A cura di Claudia Torrisi
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incinta donna

Ieri a Strasburgo il Parlamento europeo ha approvato la Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014 e sulla politica dell'Unione europea in materia. Il documento spazia dalla salute a disabilità, povertà, migrazioni, rifugiati, pena di morte, diritti civili. Non è un atto legislativo, ma rappresenta l'orientamento del Parlamento Ue su questi temi. Ciò che emerge dalla relazione di quest'anno sono due prese di posizione forti da parte di Strasburgo: sì ai matrimoni gay, netto no alla maternità surrogata.

Nel documento, infatti, il Parlamento europeo si dichiara a favore delle nozze tra persone dello stesso sesso. Nella parte dedicata al tema dei diritti LGBTI, Strasburgo constata che questi "sarebbero maggiormente tutelati se avessero accesso a istituti giuridici quali unione registrata o matrimonio". La Relazione poi, oltre a ritenere "che l'Ue dovrebbe proseguire gli sforzi per migliorare il rispetto dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate", punta il dito contro i paesi che criminalizzano ancora l'omosessualità (settantacinque in tutto) e condanna "gli atti di violenza contro le persone in base al loro orientamento sessuale non debbano rimanere impuniti".

Discorso diverso, invece, per quanto riguarda la maternità surrogata, di cui si parla nella parte dedicata ai "Diritti delle donne e delle ragazze". Al paragrafo 115, il Parlamento europeo "condanna la pratica della surrogazione, che compromette la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce". Per Strasburgo, quello che viene dispregiativamente chiamato "utero in affitto" è una pratica che "prevede lo sfruttamento riproduttivo e l'uso del corpo umano per un ritorno economico o di altro genere, in particolare nel caso delle donne vulnerabili nei paesi in via di sviluppo, debba essere proibita e trattata come questione urgente negli strumenti per i diritti umani". Il paragrafo ricalca un emendamento presentato da Miroslav Mikolasik, del Partito popolare europeo (PPE), inserito in un testo poi approvato anche da molti parlamentari del Partito democratico. Il Partito socialista europeo aveva chiesto di votare contro l’emendamento di Mikolasik, ma il gruppo si è spaccato. L'approvazione del paragrafo ha provocato le reazioni della parte più conservatrice del nostro paese, che è già tornata a parlare della relazione tra pratica dell'utero in affitto e la stepchild adoption (argomento della cui fondatezza abbiamo parlato qui), contenuta nel ddl Cirinnà.

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