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Parigi, l’anziana lascia l’ultimo posto in terapia intensiva: “Datelo a chi ha più chance di me”

La donna è stata ricordata dai medici dell’ospedale Saint Louis di Parigi in una lettera pubblicata dal celebre Le Monde: “Non sono stati né il suo vecchio tumore quasi guarito, né l’insufficienza cardiaca, né l’età avanzata a impedire l’ammissione in rianimazione. È lei ad avere preso la decisione di non entrare, ad avere espresso una preferenza. Non voleva occupare l’ultimo posto in reparto, voleva lasciarlo a qualcuno che avrebbe potuto essere suo figlio o suo nipote”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Non voleva occupare l’ultimo posto in reparto, voleva lasciarlo a qualcuno che avrebbe potuto essere suo figlio o nipote. Cara signora Denise, lei aveva talmente bisogno di ossigeno che voleva essere certa che ne sarebbe rimasto a sufficienza per tutti”: queste le parole nella lettera aperta pubblicata da Le Monde e dedicata a ‘Denise', un’anziana donna malata di Covid-19 che ha preferito lasciare l’ultimo letto disponibile nella rianimazione dell’ospedale Saint Louis di Parigi a qualcuno più forte e giovane, e con più possibilità di cavarsela di lei.

Ora i medici Elie Azoulay, capo-reparto di rianimazione all’ospedale Saint Louis di Parigi e fondatore di Famiréa (gruppo di ricerca sui legami con le famiglie dei pazienti), Sade Beloucif, capo-reparto di rianimazione all’ospedale Avicenne di Bobigny, Matthieu Le Dorze, anestesista all’ospedale Lariboisière e Nancy Kentish-Barnes, sociologa del reparto di rianimazione all’ospedale Saint Louis, la ricordano nella ‘lettre à Denise' pubblicata su Le Monde. Una lettera che commuove.

“Non sono stati né il suo vecchio tumore quasi guarito, né l’insufficienza cardiaca, né l’età avanzata a impedire l’ammissione in rianimazione. È lei ad avere preso la decisione di non entrare, ad avere espresso una preferenza. Non voleva occupare l’ultimo posto in reparto, voleva lasciarlo a qualcuno che avrebbe potuto essere suo figlio o suo nipote.

E le parole del figlio, preziose come quelle di Denise: “Parlare con suo figlio è stato prezioso. Abbiamo cercato di lasciarla andare accompagnata dai suoi cari. Non dimenticheremo mai la serenità e la dolcezza dei suoi grandi occhi neri. Non dimenticheremo mai che ci ha chiesto di andare a occuparci del pazienti che avevano qualche possibilità di farcela. Le restavano pochi giorni, ma il sorriso era quello di sempre”. E fanno pensare le parole dei dottori e della sociologa: “La priorità assicurata a un individuo può essere soppiantata dalla priorità data alla collettività, a condizione di preservare i principi fondamentali e i valori dell’assistenza”, prima di salutare Denise: “Grazie ancora per questo incontro così ricco di insegnamenti“.

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