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Parigi, c’è un bambino di 8 anni in stato di fermo all’aeroporto da oltre dieci giorni

Si è fatto 8 mila km di volo dalle Isole Comore fino alla Francia, dopo essere stato messo sull’aereo da solo dalla madre. Ma ora è bloccato nella sala d’attesa dello scalo Charles de Gaulle perché aveva il passaporto del cugino.
A cura di B. C.
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Ha solo otto anni, ma è in stato di fermo da 11 giorni all'aeroporto francese Charles de Gaulle di Parigi-Roissy, dove è stato bloccato dalla polizia mentre cercava di entrare in Francia dalle Isole Comore, utilizzando il passaporto del cugino francese. Il caso è stato denunciato dall’associazione La Voix de l'Enfant e ripreso da diversi media transalpini. Sembra che madre lo abbia fatto imbarcare da solo su un aereo con destinazione la capitale della Francia, dove il bimbo era atterrato lo scorso 21 marzo, dopo un viaggio di 8mila chilometri. Il piccolo sarebbe dovuto andare a stare dalla zia, che vive nella regione di Parigi e che si sarebbe occupata di lui. Ma da quel giorno non ha mai più lasciato lo scalo parigino. Le autorità, vedendo che viaggiava con il passaporto di un'altra persona, lo hanno bloccato immediatamente e trattenuto nella zona dell'aeroporto destinata a chi prova a entrare illegalmente.

Secondo l'Ufficio stranieri in Francia (DGAF), citato da Mediapart, "l'amministrazione sta facendo del suo meglio” per risolvere la questione “tenendo soprattutto conto dell'età di questo ragazzino, davvero molto giovane”. Le autorità transalpini assicurano poi che è trattenuto “in un’area dove ci sono anche dei giocattoli”. La legislazione francese prevede che adulti e minorenni che viaggiano senza documenti in regolare possono rimanere in stato di fermo per 20 giorni. A quel punto, in assenza dei presupposti per la permanenza sul territorio, si decide per il rimpatrio. L'associazione La Voix de L'Enfant ha affermato che "niente può giustificare la detenzione di un bambino di 8 anni" e ha accusato la Francia di violare la convenzione dell'Onu sui diritti dei bambini, che sottolinea che l'arresto di minorenni debba essere “il provvedimento estremo da applicare” e che, in ogni caso, devono essere in contatto con i familiari. Per questo motivo ha rivolto un appello al Ministero dell’Interno.

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