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Papa Francesco: “Romero martirizzato anche dopo la morte, anche dai vescovi”

L’umiliazione di Romero – denuncia Bergoglio – proseguì anche dopo la sua morte per bocca “dei suoi fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato.
A cura di Davide Falcioni
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In occasione del pellegrinaggio al Vaticano di un gruppo di fedeli arrivati dal Salvador Papa Francesco è tornato a parlare di uno dei protagonisti della Teologia della Liberazione, quell'Oscar Arnulfo Romero il cui martirio, spiega il pontefice – "non fu solo nel momento della sua morte, iniziò prima con le persecuzioni e continuò dopo. Non bastava che fosse morto: fu diffamato, calunniato, infangato". I pellegrini sono giunti fino a Roma per ringraziare Francesco della beatificazione dell’arcivescovo ucciso sull’altare nel 1980 dagli squadroni della morte. L'umiliazione di Romero – denuncia Bergoglio – proseguì anche dopo la sua morte per bocca "dei suoi fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato. Solo Dio conosce la storia della persona. E vede se la stanno lapidando con la pietra più dura che esiste nel mondo: la lingua".

Óscar Arnulfo Romero venne ucciso il 24 marzo del 1980 dagli squadroni della morte inviati direttamente dal regime del Salvadr, che il prelato denunciava apertamente. In seguito alla sua uccisione, racconta il postulatore della causa Vincenzo Paglia, arrivarono in Vaticano "una montagna di lettere", molte delle quali anonime, tutte contro Romero, da molti – che in seno alla Chiesa, soprattutto in Sud America – giudicato un religioso sovversivo. La figura dell'arcivescovo è stata tuttavia riabilitata da Papa Francesco: "Il primo Papa latinoamericano della storia – sostiene il vaticanista Iacopo Scaramuzzi nel libro Tango vaticano pubblicato nei giorni scorsi – ha fatto chiaramente intendere, fin dai primi giorni, che voleva Romero beato. Lo ha confidato, tra gli altri, al premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel". Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, agiunge: "Il cardinale Lopez Trujillo lottò contro il riconoscimento del martirio di Romero: riteneva il prelato troppo “marxisteggiante”, e temeva che la sua beatificazione si sarebbe trasformata nella canonizzazione della teologia della liberazione,cui il cardinale si opponeva".

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