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Papa Francesco: “Oggi guerra mondiale per distruggere il matrimonio”

Al centro del discorso del Pontefice a Tbilisi, le difficoltà e l’unione tra i coniugi “Ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono” ha detto con un chiaro riferimento alla teoria del gender.
A cura di Biagio Chiariello
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"Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee: ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono. Pertanto difendersi dalle colonizzazioni ideologiche". A parlare è papa Francesco nel suo discorso di circa 40 minuti durante l'incontro con il clero a Tbilisi. " "Il matrimonio è la cosa più bella che Dio ha creato", ha continuato il Pontefice. "La Bibbia ci dice che Dio ha creato uomo e donna, a sua immagine: cioè l'uomo e la donna che si fanno una sola carne sono l'immagine di Dio". E quando avviene un divorzio, "a pagare le spese sono due persone, di più: paga Dio, perché quando si divorzia una sola carne sporca l'immagine di Dio. E pagano i figli. Voi non sapete quanto soffrono i bambini, i figli piccoli, quando vedono le liti e la separazione dei genitori". Per Francesco "si deve fare di tutto per salvare il matrimonio". E' “normale” che si litighi, ma è necessario "fare pace prima della fine del giorno". E "è vero ci sono situazioni più complesse, quando il diavolo mette all'uomo una donna che gli sembra più bella della sua, o mette un uomo davanti alla donna che gli sembra più bravo del suo: chiedete aiuto subito, quando viene questa tentazione, chiedete aiuto subito". La Chiesa può aiutare le coppie "con l'accoglienza, la vicinanza, l'accompagnamento", per "salvare i matrimoni".

Papa Francesco ha risposto anche all’invito del patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael I Sako, per una visita a Baghdad. "Inshallah",’ se Dio vuole’, ha detto il Santo Padre. "Abbiamo bisogno della vostra presenza, del vostro sostegno e incoraggiamento", ha detto il patriarca della Chiesa caldea. All'incontro tra i due, inserito nel programma della visita papale in Georgia e Azerbaigian, hanno partecipato anche 12 Vescovi caldei, reduci dal Sinodo annuale appena celebrato a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, insieme a fedeli caldei provenienti dagli Stati Uniti, dalla Francia, dal Canada e a un gruppo di rifugiati cristiani iracheni, costretti ad abbandonare le loro case davanti all'avanzata dei jihadisti dell’Isis.

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