Papa Francesco: “No allo splendore del potere, l’amore di Dio è umile”
"Chiediamo al Signore che ci conceda di vivere lo stesso cammino di conversione vissuto dai Magi. Che troviamo il coraggio di liberarci dalle nostre illusioni, dalle nostre presunzioni, dalle nostre ‘luci', e che cerchiamo questo coraggio nell’umiltà della fede e possiamo incontrare la Luce, Lumen, come hanno fatto i santi Magi". Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia durante la messa solenne per l'Epifania. Davanti a oltre cinquemila fedeli, vescovi e cardinali, Bergoglio ha ricordato l'episodio evangelico dei tre re che giunsero a Betlemme per rendere omaggio al Salvatore. I magi si ritrovarono in una umile Stalla, ma “essi ‘si prostrarono e lo adorarono', offrendogli i loro doni preziosi e simbolici", divenendo così "modelli di conversione alla vera fede perché hanno creduto più nella bontà di Dio che non nell'apparente splendore del potere". Al Signore, ha aggiunto Francesco, chiediamo anche “che ci difenda e ci liberi dalle tentazioni che nascondono la stella. Che abbiamo sempre l’inquietudine di domandarci: dov’è la stella? Quando, in mezzo agli inganni mondani, l’abbiamo persa di vista. Che abbiamo sempre l’inquietudine di domandarci: dov’è la stella? Quando in mezzo agli inganni mondani l’abbiamo persa di vista”.
Nel loro cammino i Magi incontrano tante difficoltà – ricorda Francesco – Quando arrivano a Gerusalemme loro vanno al palazzo del re, perché considerano ovvio che il nuovo re sarebbe nato nel palazzo reale. Là perdono la vista della stella e incontrano una tentazione, messa lì dal diavolo: è l'inganno di Erode. Il re Erode si mostra interessato al bambino, ma non per adorarlo, bensì per eliminarlo. Erode è l'uomo di potere, che nell'altro riesce a vedere soltanto il rivale”.
Papa ha quindi chiesto di pregare per "vivere lo stesso cammino di conversione vissuto dai Magi", "liberi dalle tentazioni che nascondono la stella". "Che abbiamo sempre – ha auspicato Francesco – l'inquietudine di domandarci: dov'è la stella?, quando – in mezzo agli inganni mondani – l'abbiamo persa di vista. Che impariamo a conoscere in modo sempre nuovo il mistero di Dio, che non ci scandalizziamo del ‘segno', dell'indicazione, quel segno detto dagli angeli: ‘un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia'".
Papa Bergoglio ha concluso l'omelia pregando perché, ha detto, "che troviamo il coraggio di liberarci dalle nostre illusioni, dalle nostre presunzioni, dalle nostre ‘luci' e che cerchiamo questo coraggio nell'umiltà della fede e possiamo incontrare la Luce, ‘Lumen', come hanno fatto i Magi. Che possiamo entrare nel mistero, così sia".