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Papa Francesco in Messico, oltre 300mila fedeli per la messa a Ecatepec

Dopo la prima giornata ieri a Città del Messico, conclusa con una visita nel santuario di Guadalupe, Papa Francesco è arrivato a Ecatepec. Dopo la messa è atteso in un ospedale pediatrico.
A cura di Susanna Picone
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Continua il viaggio di Papa Francesco in Messico. Da Città del Messico, dove ieri Bergoglio ha incontrato il presidente Enrique Pena Nieto e i vescovi messicani ed è stato accolto da una grande folla di fedeli, il Pontefice si è recato nella vicina e popolosa città di Ecatepec per celebrare la messa al Centro Studi. Ecatepec, con oltre un milione e 700mila abitanti, è il secondo distretto più popolato del Paese. La città messicana è conosciuta anche come terra della “Santa Muerte” il cui simbolo, uno scheletro coronato e vestito di seta e con la falce in mano, è venerato dai sicari e signori dei narcos. Ecatepec è stata scelta come tappa dell'itinerario papale anche perché mai visitata prima dai Pontefici nei precedenti viaggi in Messico. Oltre 300mila persone hanno aspettato il Papa per la messa. Stasera, alle 16.45 locali (le 23.45 italiane), il Papa ripartirà in elicottero per Città del Messico, dove alle 17.45 (le 00.45 in Italia) andrà all'ospedale pediatrico “Federico Gomez”, uno dei più importanti del Paese, per visitare i piccoli pazienti della struttura.

La visita nel santuario di Guadalupe – Prima della messa di oggi al Centro Studi il Papa ha potuto anche realizzare il suo desiderio di pregare davanti all'immagine della Vergine di Guadalupe, patrona del Paese. Il Papa si è soffermato da solo per circa 20 minuti nel cosiddetto “spogliatoio” della Basilica messicana, la saletta in cui c'è l'immagine di “Morenita”. Papa Francesco ha deposto ai piedi della Vergine un bouquet di rose gialle e un diadema d'oro portato in dono ed è rimasto solo, seduto su una sedia.

Papa Francesco contro i narcos – Papa Francesco ha affrontato anche l'argomento della droga e dei Narcos, molto attuale in Messico. “Vi prego di non sottovalutare la sfida etica e anti-civica che il narcotraffico rappresenta per l'intera società messicana, compresa la Chiesa – ha spiegato Bergoglio – Le proporzioni del fenomeno, la complessità delle sue cause, l'immensità della sua estensione come metastasi che divora, la gravità della violenza che disgrega e delle sue sconvolte connessioni, non permettono a noi, Pastori della Chiesa, di rifugiarci in condanne generiche, bensì esigono un coraggio profetico e un serio e qualificato progetto pastorale per contribuire, gradualmente, a tessere quella delicata rete umana, senza la quale tutti saremmo fin dall'inizio distrutti da tale insidiosa minaccia”.

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