Papa Francesco frequentava favelas in incognito e beveva mate coi poveri
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Papa Francesco ci ha ormai abituato a sentire quasi ogni giorno le frasi un po' ad effetto dei suoi discorsi e che stanno caratterizzando il suo pontificato. Con un continuo richiamo ad immagini e al linguaggio simbolico il Pontefice ad esempio ha elogiato la tenerezza, ci ha detto che non bisogna avere paura della bontà, ma soprattutto che bisogna stare tra la gente. In particolare quest'ultima affermazione sembra il suo cruccio centrale ribadito nei fatti sin dall'inizio del pontificato con scelte a sorpresa e un po' al limite soprattutto se paragonate a quelle del suo predecessore. Un caratteristica che come racconta un libro di Cristian Martini Grimaldi lo ha sempre contraddistinto anche quando era ancora il cardinale di Buenos Aires
"Il pastore deve puzzare di pecora" – Il volume dal titolo "Ero Bergoglio, sono Francesco" è una sorta di raccolta di testimonianze sulla vita del Cardinale Bergoglio e sulla sua opera pastorale nella capitale argentina scritte per l' Osservatore Romano e oggi raccolte insieme. Si scopre così che Bergoglio era solito frequentare i bassifondi di Buenos Aires come Villa 21, la favela più grande. Bergoglio però non amava presentarsi come cardinale bensì facendosi passare come semplice parroco bevendo il mate, la tipica bevanda locale con gli abitanti del posto. La stessa bevanda che offriva ai poveri nei suoi viaggi tra le zone che molti argentini evitano anche di nominare. Del resto come raccontano i suoi parrocchiani Papa Francesco amava sempre ripetere che il buon pastore non è quello che passa il tempo a “pettinare la pecora grassa”, ma quello “che puzza di pecora”.