Papa Francesco e l’autobiografia: “Se avessi fatto il missionario, qualcuno in Vaticano starebbe meglio”
“Da gesuita avrei voluto fare il missionario in Giappone, ma non mi fu dato il permesso. Chissà! La mia vita avrebbe imboccato una strada diversa; e magari qualcuno in Vaticano sarebbe stato meglio di adesso”, a parlare è Papa Francesco che nella sua autobiografia “Life. La mia storia nella Storia”, in uscita nei prossimi mesi, non rinuncia a togliersi qualche sassolino per gli attacchi ricevuti in questi anni di Pontificato in Vaticano.
Alcuni estratti del libro, che racconta la storia di Bergoglio dallo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 quando lui aveva quasi tre anni, fino ai giorni nostri, sono stati anticipati da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Nel volume, che sarà pubblicato in primavera da HarperCollins Publishers, Papa Francesco ripercorre la sua storia attraverso gli eventi che hanno segnato l’umanità, senza rinunciare però a dire la sua su temi caldi dell'attualità e non solo come guerra, aborti e coppie gay, e a qualche commento sul suo futuro e sulle voci di dimissioni legate allo stato di salute.
Papa Francesco infatti non ha mancato di ricordare che quando è stato ricoverato “qualcuno era più interessato alla politica, a fare campagna elettorale, pensando quasi a un nuovo conclave”. L’ipotesi ovviamente è quella di sue dimissioni, di cui si è discusso a lungo, e che Bergoglio smentisce categoricamente, almeno per ora. “È umano, non c’è da scandalizzarsi! Quando il Papa è in ospedale, di pensieri se ne fanno molti, e c’è anche chi specula per proprio tornaconto o per guadagno sui giornali. Per fortuna, nonostante i momenti di difficoltà, non ho mai pensato alle dimissioni” ha spiegato infatti il Pontefice.
“Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia” ha scritto Bergoglio, ma “le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato”. In questo caso “non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati” ha rivelato Papa Francesco.
Al momento comunque “è un’ipotesi lontana, perché davvero non ho motivi talmente seri da farmi pensare a una rinuncia”. “Qualcuno negli anni forse ha sperato che prima o poi, magari dopo un ricovero, facessi un annuncio del genere, ma non c’è questo rischio: grazie al Signore, godo di buona salute e, a Dio piacendo, ci sono molti progetti ancora da realizzare” ha sottolineato Bergoglio che, ricordando i suoi trascorsi da Gesuita, ha ricordato: “Se mi avessero mandato in quella terra di missione, la mia vita avrebbe imboccato una strada diversa; e magari qualcuno in Vaticano sarebbe stato meglio di adesso”.