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Papa Francesco, la poesia, la musica e il cinema: “Ci aiutò a suonare i Beatles”

Un ex alunno del ‘Colegio de la Inmaculada Concepción’ a Santa Fe, in Argentina, racconto il periodo negli Sessanta in cui il suo maestro era l’allora ventottenne Bergoglio.
A cura di B. C.
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Papa Francesco e la passione  per la letteratura, la musica e il cinema. E' quanto emerge dall'intervista realizzata dal direttore della rivista dei gesuiti ‘La Civiltà Cattolica', padre Antonio Spadaro, a Jorge Milia, che negli anni Sessanta al ‘Colegio de la Inmaculada Concepción' di Santa Fe, in Argentina, fu allievo dell’allora ventottenne Jorge Mario Bergoglio. Intervista riportata oggi da Il Corriere della Sera, nella quale viene fuori che l'autore preferito del futuro Pontefice è Borges. "Tuttavia – racconta Milia – ha amato anche Leopoldo Marechal e tanti altri autori argentini. Inoltre sono certo che avesse confidenza con molta letteratura italiana: non soltanto i classici. La poesia lo ha sempre attratto molto, e la sua capacità di leggere in italiano e in tedesco gli offriva un panorama interessante". Ma l'azione di Francesco ha riguardato anche la riapertura della biblioteca del Collegio e con il mondo del teatro nell’Istituto, spiega l'ex alunno del Papa.

Poi Milia racconta un curioso episodio che mette alla luce tutta l'attenzione del Papa per la figura della donna nella società:

Nel 1964 si progettava di proporre Tabaré per rendere omaggio a Juan Zorrilla de San Martín, un poeta uruguaiano. Quella sua opera è un poema epico ambientato nell’aspra guerra tra spagnoli e charrúas in territorio uruguaiano alla fine del XVI secolo. In quel contesto si svolge l’idillio tra l’indio Tabaré e la spagnola Blanca. Manuel De Mozos, un attore spagnolo approdato al Collegio, si dava da fare per mettere in scena quell’opera, vantata come un gioiello della letteratura uruguaiana, ma aveva problemi di ruoli. Gli alunni del Collegio erano tutti maschi e l’opera richiedeva la presenza di personaggi femminili. Come unica soluzione possibile lo spagnolo propose di travestire da donna due o tre attori. Jorge Bergoglio, che si era appena assunto la responsabilità della rappresentazione, gli oppose un netto rifiuto. È stato il primo ad ammettere donne nelle produzioni dell’Accademia di teatro del Collegio. Fino ad allora si erano scelte opere senza personaggi femminili (a costo di alterarle o mutilarle) o, ancor peggio, alcuni personaggi femminili erano stati rappresentati da uomini, compagni di corso. Bergoglio pose risolutamente la questione in questi termini: ne andava a detrimento l’immagine della donna".

Bergoglio e la musica – Milia racconta che all'epoca dei Beatles tutti volevano formare un quartetto. Ma nessuno sapeva suonare, non c'erano neanche gli strumenti. "Mancava una batteria e, al posto di chitarre e bassi elettrici, avevano guitarras criollas , chitarre acustiche. Per fare un gruppo scarseggiavano componenti. E mancavano perfino i testi delle canzoni" dice. "Non avevano nemmeno un posto dove provare". Così la decisione di rivolgersi a Bergoglio.

 Garantì loro soltanto che, per ottenere quel che volevano, avrebbero dovuto faticare. Poco tempo dopo si aggiunsero Ubaldo Pérez Paoli e José Cibils, e il quartetto fu composto. L’aiuto del maestrillo si dimostrò valido, e presto giunsero risultati: un’aula per le prove e un impianto audio, e l’inserimento di un alunno interno, Martín Murphy, che s’incaricasse dei testi delle canzoni. L’appoggio di Bergoglio si fece abituale. Era una costante in lui: non respingeva mai una richiesta di aiuto e, se vedeva che le persone s’impegnavano, lavoravano al progetto, continuava a sostenerle. Per Bergoglio e per il Collegio, l’appoggio a The Shouters («Gli urlatori») non si limitava nel fornire loro l’uso di uno spazio disponibile, ma mirava oltre, a sostenerli in un progetto collettivo che in qualche modo avrebbe avuto ripercussioni nelle loro vite".

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