Papa Francesco: “Don Peppe Diana è un martire”
Per papa Francesco don Peppino Diana, il sacerdote di Casal di Principe ammazzato dalla camorra il 19 marzo 1994 è un “martire della Terra di Lavoro”. E’ la prima volta che un pontefice utilizza questa definizione per don Peppino, ucciso per la azione quotidiana di contrasto alla criminalità organizzata. Uno dei collaboratori del pontefice, monsignor Peter Wells, ha inviato una lettera a nome di papa Francesco ad un gruppo di personalità campane che avevano richiesto di riconoscere il martirio di Don Diana. Nella lettera, indirizzata all’ex magistrato di Torre Annunziata Michele Del Gaudio, Wells riporta i ringraziamenti del Papa per l’invio di “alcune pubblicazioni riguardanti il compianto sacerdote Giuseppe Diana “il martire della Terra di Lavoro” chiarendo che “Sua Santità desidera manifestarLe cordiale gratitudine per i doni e per i sentimenti di filiale venerazione e di affetto che hanno suggerito il premuroso gesto.” Del Gaudio chiedeva l’avvio della pratica di beatificazione per don Peppino e Wells suggerisce “di rivolgersi all’ordinario diocesano (cioè al vescovo, nda) per una attenta valutazione della summenzionata richiesta.”
“Sprizzo gioia da tutti i pori, perché il Papa sembra esprimere apprezzamento per il riconoscimento del martirio di don Peppino, sia per il tono e il contenuto complessivi della missiva, non le formali due o tre righe, sia per la sua definizione, anche se virgolettata, di don Peppino come “il martire della Terra di Lavoro"– spiega Del Gaudio girando la lettera agli altri firmatari – Francesco poi benedice i promotori dell’appello, fra i quali tanti di voi, e giustamente li indirizza alVescovo di Aversa, competente per l’iter ecclesiastico. Gli ho già chiesto di poter consegnare il documento di persona. Caro don Peppino, con l’appoggio del Papa, presto avrai Giustizia!”
“Caro Francesco – è scritto nel testo della lettera indirizzata al Papa – don Peppe è il parroco che si offre al “suo popolo” per liberarlo dalla asfissiante oppressione della camorra. I suoi ragazzi continuano a camminare con la sua “fede enorme” nelle gambe, a fare squadra con lui, a sentirsi pari a lui, pur riconoscendogli “un’autorità irresistibile”. Dichiarare il suo martirio significherebbe affermare con nettezza la posizione della Chiesa, “fino all’ultimo sangue”, contro le devastazioni fisiche e spirituali del crimine organizzato. E’ un martire! È il martire di Cristo di ‘Terra di Lavoro’”. Ecco perché ti imploriamo di proclamarlo martire! Ma non per i miracoli che potrebbe propiziare, né per le grazie che potrebbe promuovere o le preghiere che potrebbe esaudire, ma solamente e semplicemente per quello che ha detto e fatto.” Tra i primi firmatari della lettera, dopo Del Gaudio, Don Luigi Ciotti, Augusto Di Meo, testimone oculare dell’omicidio di don Giuseppe Diana, padre Alex Zanotelli, Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, numerosi magistrati, giornalisti, esponenti istituzionali, docenti universitari, sacerdoti.