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Papa Francesco: “Com’è triste una Chiesa privatizzata”

La Chiesa è di tutti. Il Santo Padre l’ha ribadito, ammonendo “quelli che privatizzano la Chiesa, per la propria nazione, per i propri amici”
A cura di Biagio Chiariello
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"Umiltà, dolcezza, magnanimità sono le strade, le vere strade per conservare l'unità", la comunione nella Chiesa cattolica, unica pur nelle tante lingue e culture che la compongono e alla quale invece "fanno male" la sua "privatizzazione" all'interno di gruppi e le "chiacchiere", che portano divisione. Lo ha detto Papa Francesco questa mattina nell'udienza generale del mercoledì. La Chiesa è di tutti, ha ribadito il Pontefice, ammonendo quelli che vogliono privatizzarla "per la propria nazione, per i propri amici". "È triste" ha detto durante l'udienza generale, "trovare una Chiesa privatizzata da questo egoismo e da questa mancanza di fede".

Più preghiera per i cristiani perseguitati – Il Papa ha poi ricordato l'incontro con i giovani di diverse lingue e colore a Copacabana, a luglio, per la Giornata mondiale della gioventù. C'era "una profonda unità, si era uniti e lo si sentiva, chiediamoci tutti ‘io come cattolico sento questa unità, vivo questa unità della Chiesa oppure non mi interessa perchè sono chiuso nel mio piccolo gruppo?" Ha quindi invitato a chiedersi "con il cuore", senza rispondere a voce alta, quali sono i sentimenti che proviamo di fronte ai tanti cristiani che nel mondo soffrono, "sono perseguitati e danno la vita per la propria fede: questo tocca il mio cuore o no, preghiamo gli uni con gli altri, o no?. È importante guardare fuori dal proprio recinto, sentirsi Chiesa, unica famiglia di Dio".

 Costruire la comunione – A volte, ha osservato, si verificano "ferite a questa unità. Purtroppo noi vediamo che nel cammino della storia anche adesso non sempre viviamo l'unità, a volte sorgono incomprensioni, conflitti, divisioni, che la feriscono, e allora la Chiesa non ha il volto che vorremmo, non manifesta la carità, siamo noi a creare lacerazioni e se guardiamo alle divisioni che ancora ci sono sentiamo la fatica di rendere pienamente gestibile questa unità, Dio ci dona l'unità ma noi spesso facciamo fatica a viverla. Occorre costruire la comunione, superare incomprensioni e divisioni, cominciando dalla famiglia, dalle realtà ecclesiali, nel dialogo ecumenico, il nostro mondo ha bisogno di unità, di riconciliazione, di comunione".

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