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Papa Francesco, ancora rivoluzione: cancella un’altra tradizione ultramillenaria

La consegna del “pallio” ai nuovi arcivescovi metropoliti non avverrà più a Roma per mano del pontefice, ma direttamente nelle diocesi di appartenenza degli altri prelati. Cancellata una cerimonia istituita nel Nono secolo dopo Cristo.
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Papa Francesco non finisce mai di stupire: nelle scorse ore ha deciso di cancellare una tradizione che durava da mille e trecento anni, quella di consacrare a Roma gli arcivescovi metropoliti di nuova nomina consegnando loro il cosiddetto “pallio”. La decisione ha effetto immediato: i futuri arcivescovi saranno insigniti nel corso di cerimonie pubbliche che si terranno davanti alla comunità che andranno a guidare ed il pallio sarà messo sulle loro spalle non dal Papa, ovviamente, ma dal nunzio pontificio, cioè dall’ambasciatore vaticano nel Paese estero.

Il pallio, segno della dignità arcivescovile, è una striscia di lana di agnello che, storicamente, viene imposta agli alti prelati prescelti dal Papa in una annuale celebrazione liturgica che si tiene a Roma il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo. Il pallio rappresenta sia Cristo, l’agnello che si immola per la salvezza del suo popolo, sia l’agnello che Gesù, Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore, porta sulle spalle nell’iconografia classica. E’, pertanto, il simbolo del ruolo che è chiamato a ricoprire chi lo indossa. Il pallio non può essere ceduto a nessuno dall’arcivescovo insignito e, per consuetudine, viene sepolto con lui dopo la sua morte.

“Il significato di questa modifica – ha dichiarato il maestro delle cerimonie liturgiche pontificie Guido Marini a Radio Vaticana – è quello di mettere maggiormente in evidenza la relazione degli arcivescovi metropoliti, i nuovi nominati, con la loro Chiesa locale, quindi dare anche la possibilità a più fedeli di essere presenti a questo rito così significativo per loro, e anche particolarmente ai vescovi delle diocesi suffraganee, che in questo modo potranno partecipare al momento della imposizione. In questo senso, si mantiene tutto il significato della celebrazione del 29 giugno, che sottolinea la relazione di comunione e anche di comunione gerarchica tra il Santo Padre e i nuovi arcivescovi; allo stesso tempo, a questo si aggiunge – con un gesto significativo – questo legame con la Chiesa locale.”

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