video suggerito
video suggerito
Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Papà, aiuto, gli israeliani ci sparano”. L’audio di un soccorritore prima della strage di paramedici a Gaza

Poco prima di essere ucciso dall’esercito israeliano a Gaza Mohammad, soccorritore di 21 anni, ha fatto una disperata telefonata al padre: “Papà, aiutami… ci stanno sparando addosso”, sono state le sue ultime parole. Poi, la linea si è interrotta.
A cura di Davide Falcioni
34 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Hassan Hosni Al-Hila. È il nome di un paramedico palestinese e la sera del 23 marzo 2025 è di turno con la Mezzaluna Rossa che opera nella Striscia di Gaza. Quella notte, però, l'uomo ha un malore e suo figlio Mohammad, 21 anni, si offre volontario per sostituirlo. Non può sapere, il giovane, che il viaggio in ambulanza che sta per fare sarà l’ultima della sua vita.

Quella di Hassan e suo figlio Mohammad è solo l'ultima storia emersa dalle indagini sulla strage di soccorritori del 23 marzo scorso, quando le Forze di Difesa israeliane hanno aperto il fuoco contro un convoglio di medici e operatori sanitari uccidendo 15 persone prima di occultarne i corpi, insieme alle ambulanze, in una fossa comune. 

Ebbene, tra le vittime del massacro c'è anche Mohammad. Il ragazzo faceva parte di un convoglio inviato a cercare un’ambulanza dispersa a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, quando fece una disperata telefonata al padre: "Papà, aiutami… ci stanno sparando addosso", sono state le sue ultime parole. Poi, la linea si è interrotta.

Per oltre una settimana, il destino del giovane è rimasto ignoto. Poi, la scoperta: una fossa comune contenente 15 soccorritori – membri della Mezzaluna Rossa, della Protezione Civile palestinese e dell’ONU – sepolti insieme ai loro veicoli d’emergenza schiacciati. I corpi, molti ancora in uniforme e con guanti in lattice, sono stati rinvenuti sotto cumuli di sabbia, segno che erano in servizio fino all’ultimo istante.

Immagine

Le prove che contraddicono Israele

Il ritrovamento della fossa comune e dei corpi di 15 soccorritori ha smentito in modo clamoroso la versione iniziale delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), secondo cui i veicoli sarebbero avanzati “in modo sospetto”, senza luci né segnali, e alcuni dei soccorritori sarebbero stati militanti di Hamas o della Jihad Islamica.

Inchieste giornalistiche condotte dalla CNN e da altri media di tutto il mondo, basate su video, immagini satellitari, interviste e analisi forensi, racconta invece una realtà diversa: il 23 marzo Israele condusse un attacco diretto e letale contro un convoglio umanitario chiaramente identificabile. I soldati israeliani poi seppellirono le vittime e le vetture sulle quali viaggiavano.

Tra le prove raccolte figura un video drammatico, girato da uno dei paramedici uccisi, in cui si vede un convoglio di ambulanze con luci accese avanzare lungo una strada. Pochi istanti dopo, il fuoco si scatena. Le immagini si interrompono, ma l’audio continua per cinque lunghi minuti, registrando grida, spari e le ultime parole di chi sapeva di essere vicino alla fine: "Perdonami mamma… ho fatto questa scelta solo per aiutare gli altri".

Secondo Israele l’attacco sarebbe avvenuto alle 4 del mattino del 23 marzo, quando un’unità della brigata Golani aveva predisposto un’imboscata nella zona. Gli operatori sanitari, dice Tel Aviv, sarebbero stati colpiti perché scambiati per combattenti. Questa ricostruzione però non regge: il video del convoglio mostra chiaramente che si trattava di veicoli di soccorso, con contrassegni ben visibili e luci di emergenza accese.

Inoltre, la comunicazione tra un paramedico sopravvissuto e un collega – registrata durante l’attacco – contraddice la cronologia fornita dall’esercito israeliano. L’audio, in cui si sentono comandi urlati in ebraico e raffiche di proiettili, è stato raccolto prima dell’alba, mentre l’IDF sostiene che il convoglio sia arrivato solo alle 6 del mattino.

Il ritrovamento dei corpi in una fossa comune

La fossa comune è stata individuata solo grazie alla pressione della Mezzaluna Rossa e delle Nazioni Unite, che hanno ottenuto il permesso di accedere all’area. Le immagini satellitari confermano la presenza di mezzi blindati e bulldozer israeliani nei pressi della scena. Alcuni soccorritori sono stati seppelliti con le loro uniformi intatte, altri con evidenti ferite da arma da fuoco.

Un medico forense ha confermato che i cadaveri presentavano segni di decomposizione compatibili con l’attacco di animali, a sostegno della versione secondo cui i corpi sarebbero stati interrati alla bell'e meglio per evitare che venissero dilaniati.

L’IDF, dopo la pubblicazione del video da parte del New York Times, ha dichiarato di aver aperto un’indagine interna “più approfondita”. Tuttavia, continua a sostenere – senza fornire prove – che tra i morti ci fossero sei combattenti di Hamas. Ma l’elenco ufficiale delle vittime, fornito dalla PRCS, non include nessun nome corrispondente alle identità indicate da Israele.

Il presidente della Mezzaluna Rossa, Dr. Younis Al-Khatib, ha chiesto un’inchiesta indipendente: "Non ci fidiamo delle indagini militari israeliane. Serve una commissione internazionale". Anche la comunità internazionale si è unita alla condanna. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), sono più di 400 gli operatori umanitari uccisi a Gaza dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023. Di questi, 27 erano membri della Mezzaluna Rossa.

34 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views