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Panama Papers, Cameron nella bufera: la stampa lo attacca, l’opposizione chiede dimissioni

Bersagliato dalle critiche dopo che il nome di suo padre è spuntato dagli 11,5 milioni di documenti raccolti nel dossier Panama Papers, il premier britannico ha ammesso di aver avuto una quota della società offshore creata dal padre.
A cura di Biagio Chiariello
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Scoppia la bufera su David Cameron, il premier britannico è finito sott'accusa dopo che il suo nome è emerso nell'inchiesta giornalistica Panama Papers. Ha praticamente tutta la stampa contro. Gli inglesi non gli stanno perdonando non solo il fatto di aver avuto denaro in paradisi fiscali, ma anche il fatto di aver negato tutto appena esploso lo scandalo. Dal filo-conservatore Daily Telegraph al progressista Guardian, il premier viene accusato di aver taciuto sino a ieri sui profitti derivanti dalla società offshore creata dal padre Ian Cameron e diverse testate sottolineano la sua "ipocrisia" nell'aver ripetutamente condannato in passato come "moralmente sbagliate" elusione ed evasione.

Intanto le richieste di dimissioni da parte dei deputati laburisti continuano ad aumentare di ora in ora. Per il Times, è altrettanto imbarazzante che le quote di quella società che Cameron ha riconosciuto di aver posseduto, e almeno parte dell'eredità ricevuta in seguito dal padre morto nel 2010, sembra siano sfuggite al fisco di Sua Maestà. Il vice leader del Labour, Tom Watson, ha detto "potrebbe doversi dimettere", anche se è ancora "troppo presto" per dirlo.

Cameron prova a correre ai ripari annunciando che pubblicherà le sue dichiarazioni dei redditi "al più presto possibile", ma potrebbe non bastare per salvarsi.

Ieri David Cameron aveva ammesso in un'intervista esclusiva a Itv news di aver avuto una quota della società offshore creata dal padre Ian (scomparso nel 2010), evidenziando però di averla ceduta per “30.000 sterline” poco prima di diventare primo ministro. Il nome del premier britannico è uno dei più importanti tra quelli emersi dalla lista dei Panama Papers, usciti dallo studio panamense di Mossack Fonseca. Stando ai leak Ian Cameron avrebbe gestito un fondo offshore. La sua compagnia, la Blairmore, fondata negli anni Ottanta, sarebbe stata poi spostata in Irlanda nel 2012, due anni dopo che David Cameron era diventato premier. Nei suoi 30 anni di storia, secondo fonti di stampa, la Blairmore “non ha mai pagato un penny di tasse” in Gran Bretagna. Ed ora il capo del governo di Londra ha parlato per la prima volta del suo coinvolgimento nell’inchiesta, sottolineando comunque di non avere "nulla da nascondere" e di aver rispettato la legge, e ha precisato d'aver pagato a suo tempo "normalmente" le tasse sui dividendi di quella quota.

Era stato il Guardian ad offrire nuovi dettagli sulla vicenda, evidenziando che nel marzo 2008 Ian Cameron avrebbe contatto lo studio legale di Londra Simmons & Simmons per conoscere i privilegi e controindicazioni per un eventuale trasferimento della società con sede a Panama alle isole Cayman o alle Bermuda. Cameron da parte sua oggi ha più volte ribadito di essere stato “soggetto in tutto e per tutto alla tassazione britannica, normalmente".

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