Pallini di metallo contro gli occhi dei manifestanti: così la polizia reprime le proteste in Iran
Continuano senza soste le proteste in Iran contro il regime degli Ayatollah, scoppiate ormai più di quattro mesi fa in seguito alla morte della 22enne curda Mahsa Amini.
E la polizia trova nuovi espedienti per reprimere i manifestanti. Sono oltre 500, a oggi, le persone che hanno perso la vita a causa della dura repressione messa in atto, e sono almeno 200 coloro che hanno subito gravilesioni agli occhi dopo essere stati colpiti con proiettili "pellet" (Birdshots o pallini di metallo) dalle Guardie della Rivoluzione o dalla milizia basij, incaricati di mantenere l'ordine e lo status quo della teocrazia sciita al potere nella Repubblica islamica dal 1979.
Secondo quanto emerso da inchieste condotte dal New York Times e da IranWire, che sono entrati in possesso di numerose cartelle cliniche, sono decine i giovani e giovanissimi che hanno denunciato casi di traumi oculari, globi rotti, nervi ottici recisi e retine danneggiate, atti che, secondo alcuni, "potrebbero configurarsi come crimini contro l'umanità".
La maggior parte di queste ferite sono state causate da fucili da caccia e pistole paintball. Molti manifestanti avevano frammenti di metallo o gomma conficcati nella testa. Altre inchieste hanno evidenziato come le pallottole mirassero soprattuto al viso e ai genitali.
La maggior parte di questi episodi si è verificato nella provincia occidentale del Kurdistan, dove le proteste e la repressione statale sono state particolarmente intense.
Nel frattempo, 120 oftalmologi hanno firmato una lettera in cui si chiede al capo dell'Associazione iraniana di oftalmologia di avvertire le autorità competenti sulle conseguenze delle ferite causate da fucili da caccia e pistole paintball.
Molte delle vittime hanno postato sui social network le immagini delle ferite riportate, richiamando ancora una volta l'attenzione della comunità internazionale su quanto sta succedendo in Iran.
Tra gli ultimi a raccontare la propria esperienza c'è Alì Mohammadi, colpito tre settimane fa da un proiettile ad Hamadan, a Sud-est di Teheran in una zona a maggioranza curda.
"La libertà è più importante della luce degli occhi" aveva scritto l'attivista Arin Bakhtiari, che ha riportato gli accadimenti del giorno in cui è stato ferito Alì. Anche lui considerato dagli amici "eroe dell'Iran", due giorni fa ha postato un'altra foto di sè in cui prova nostalgia per quel suo occhio sinistro distrutto solo perché manifestava nelle strade.
Tra coloro che sono stati colpiti dai pallini di metallo ci sono anche dei bambini. IranWire ha riferito la storia di Benita una bambina di 5 anni e mezzo di Afsaneh che "deve vedere il mondo con un occhio solo per il resto della sua vita", usando le parole di un parente stretto che vuole restare nell'anonimato. È stata colpita da circa 20 pallini di metallo sparati dalla polizia.
Oltre a colpire gli occhi, secondo le ong che si occupano di diritti umani, la repressione nei mesi delle proteste ha fatto altri 5000 feriti in generale, 20000 arresti e 500 vittime di cui 70 sono bambini.