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Pakistan, bimbo fa pipì in una biblioteca musulmana, Amnesty: “Rischia la pena di morte”

Un bambino pakistano di otto anni con problemi di salute mentale è accusato di blasfemia per aver urinato nella biblioteca di una madrasa musulmana nella città di Rahim Yar Khan, nel Punjab. Amnesty Internationale ha ricordato come per reati del genere sia prevista la pena di morte.
A cura di Davide Falcioni
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Un bambino di otto anni con problemi mentali rischia la pena di morte in Pakistan dopo essere stato accusato di Blasfemia: si tratta della più giovane persona a cui sia stato mai contestato questo controverso reato; il bimbo è stato rimesso in custodia protettiva dopo le numerose minacce giunte nei suoi confronti dalla comunità musulmana. Il piccolo, di famiglia induista, era stato arrestato il 4 agosto scorso dopo essere stato sorpreso a urinare nella biblioteca di una madrasa musulmana nella città di Rahim Yar Khan, nel Punjab. Una folla inferocita aveva poi distrutto, per rappresaglia, un tempio indù. Il premier Imran Khan ha tentato di calmare gli animi condannando il gesto e impegnandosi a riparare il danno. Il bambino era stato liberato su cauzione ma le accuse contro di lui non sono cadute e le minacce a lui indirizzate hanno indotto la polizia a trattenerlo nuovamente in custodia protettiva.

Amnesty: "Il bimbo ora rischia la pena di morte"

Amnesty International ha ricordato che per reati come la blasfemia si può arrivare alla pena di morte. Rimmel Mohydin, attivista dell'ONG per l'Asia meridionale, ha dichiarato: "Le leggi sulla blasfemia del Pakistan sono state a lungo utilizzate per punire le minoranze, ma questo caso rappresenta una novità scioccante ed estrema. Oltre a garantire che queste ridicole accuse vengano ritirate, le autorità pakistane devono fornire immediatamente un'adeguata protezione al ragazzo, alla sua famiglia e alla più ampia comunità indù. Anche gli autori delle violente proteste dei giorni scorsi devono essere perseguiti. Nella settimana in cui si tiene la Giornata nazionale delle minoranze in Pakistan, esortiamo le autorità ad abrogare urgentemente questa perniciosa lege sulla blasfemia. Le minoranze pachistane sono sotto attacco da anni e il bambino, di otto anni, è accusato di un reato che può condurre alla pena di morte obbligatoria”.

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