Pagare per scappare dalla guerra: fino a 200 euro per fuggire dall’Ucraina
La carovana “Safe passage in Ukraina” di Mediterranea Saving Humans, ha portato in Italia 177 persone in fuga dalla guerra, si tratta di nuclei familiari, composti per lo più da mamme e figli, ma anche coppie e singoli di 7 nazionalità diverse (ucraini, russi, uzbeki, georgiani, italiani, ecuadoriani, colombiani). L'associazione italiana, impegnata da anni nel salvataggio in mare dei migranti, ha costruito la prima azione organizzata di soccorso delle persone che scappano dalla guerra e vengono in Italia, dall'inizio del conflitto ed ha avuto modo di osservare da vicino il funzionamento dei centri profughi al confine polacco – ucraino e sulla frontiera tra Leopoli e Medyka, supportata dal CNA e dal gruppo Gesco. L'allarme lanciato dai volontari della carovana è quello di una speculazione in atto nei confronti delle persone che scappano dalla guerra.
Passaggi a pagamento: fino a 200 euro per mettersi al sicuro
La carovana di Mediterranea è stata attiva nei centri di accoglienza di Przemysl e Korczowa sul confine polacco – ucraino e nella città di Leopoli, oltre il confine, dove sono stati scaricati aiuti umanitari provenienti dalle raccolte di numerose associazioni svolte in Italia e da cui sono partiti 3 bus e 6 van che hanno portato in Italia le persone che scappano dalla guerra. Proprio presso i centri di raccolta dei profughi è stato possibile verificare il fenomeno di speculazione sul trasporto dei profughi in zone sicure. All'esterno dei centri infatti, ed anche oltre il confine ucraino, si aggirano autisti di bus e van, che offrono un passaggio a pagamento a chi scappa dalla guerra. Le cifre, come ha denunciato Mediterranea Saving Humans, vanno dai 140 ai 200 euro a persona, compresi i bambini per i quali si applica il prezzo pieno. Dopo un mese di guerra a scappare dalle bombe sono principalmente le persone più povere che non hanno un posto dove andare o parenti all'estero presso cui rifugiarsi. Non tutti hanno la possibilità di pagare e procedono a piedi verso il confine dove i militari polacchi li trasportano presso i centri di accoglienza. Anche lì però i “passeur” a pagamento fanno la loro comparsa, soprattutto nel centro di accoglienza di Przemysl. Si tratta principalmente di polacchi e ucraini, ma in molti arrivano anche da altri paesi, compresa l'Italia. L'unica via quindi per chi non ha i soldi è quella di affidarsi ad alcune delle organizzazioni internazionali, che offrono un passaggio sicuro e gratuito. Ma per arrivare i centri profughi oltre il confine la strada e lunga e pericolosa. In molti sono bloccati a Leopoli senza soldi e senza la possibilità di raggiungere un luogo sicuro. Tra le 177 persone trasportate da Mediterranea in tante hanno chiesto, al primo approccio avvenuto con il supporto di mediatrici culturali ucraine, il costo del viaggio e quando hanno saputo che era completamente gratuito sono rimasti sorpresi. Le autorità polacche fanno il possibile per garantire la gestione dei centri profughi, quasi sempre ospitati nei centri commerciali allestiti con brandine e letti, dove sono poi le organizzazioni di volontariato, principalmente europee, a dare supporto ai profughi.
Il caso delle donne scomparse: l'allarme dei volontari
Nelle ultime settimane i controlli in uscita dai centri profughi si sono fatti più stringenti da parte delle autorità militari e di polizia polacche e da parte dei volontari che gestiscono i centri. Le organizzazioni internazionali devono accreditarsi presso i centri con documentazione certificata, così come i proprietari dei bus e dei van che trasportano le persone che a loro volta vengono registrate. Le organizzazioni di volontariato polacche hanno deciso una stretta sui controlli dopo aver registrato numerosi casi di persone scomparse nel nulla, registrate in ingresso nei centri profughi ma non in uscita e di cui si sono perse le tracce. Si tratta di donne giovani sole oppure di mamme con bambini piccoli. Nel centro profughi di Korczowa dei volantini scritti in ucraino e in russo consigliano alle donne di non fidarsi delle persone che le avvicinano per un passaggio, ma di interloquire solo con le organizzazioni accreditate presso la struttura. Un fenomeno, quello delle donne scomparse, particolarmente inquietante che lascia spazio a possibili fenomeni di tratta di esseri umani fatte da delinquenti senza scrupoli che arrivano presso i centri profughi per ingannare e prelevare le donne sole. Diversi casi di donne sole scomparse si sono registrati dall'altro lato del confine, nella città di Leopoli, diventata in queste settimane la meta di tutte le persone che scappano dalla guerra prima di varcare il confine. La città, che conta 600 mila abitanti, ospita in questo momento quasi 2 milioni di persone arrivate da tutta l'Ucraina. La carovana di Mediterranea Saving Humans è arrivata in città raccogliendo lo stesso allarme rispetto alle donne sole scomparse nel nulla.
Il caso dei rom: accampati nei centri, non sanno dove andare
Nell'inferno dei campi profughi, resi più umani dalla grande solidarietà internazionale, c'è il caso della comunità rom in fuga dal Sud dell'Ucraina dove sono particolarmente radicati. Nei centri di confine, a Przemysl e Korczowa sono centinaia le famiglie rom accampate da giorni sulle brandine e nei dormitori. Hanno portato con se tutto quello che avevano e sono scappati principalmente a piedi compiendo centinaia di chilometri prima di riuscire a oltrepassare il confine. Non sanno dove andare, in nessun paese europeo vedrebbero risolta la loro condizione spesso di apolidi e soprattutto in nessun paese europeo, stando alle testimonianze dei volontari dei centri, vedrebbero superato lo stigma di discriminazione che accompagna la comunità rom da lungo tempo. Tutte le organizzazioni di volontariato europee hanno accettato di trasportare in un luogo sicuro i cittadini rom provenienti dall'Ucraina, ma in nessuno di questi paesi è possibile garantire un'accoglienza sicura a queste persone. Di fatto sono bloccati sul confine ed accampati nei centri senza alcuna soluzione. Tra loro in tanti sperano che la guerra finisca presto, nel giro di poche settimane, e che possano quindi tornare in breve tempo nelle loro città e nei loro villaggi, ma l'andamento del conflitto allontana giorno dopo giorno questa ipotesi. I centri profughi rischiano quindi di diventare la loro unica possibilità di accampamento in attesa di un cessate il fuoco che non arriverà a breve. Sorte simile, ma meno problematica, per i cittadini stranieri che lavoravano o studiavano in Ucraina. La direttiva 56 dell'Unione Europa gli garantisce la protezione temporanea in Europa, ma saranno i singoli Stati, compresa l'Italia, a doversi adeguare con un decreto legge ad hoc.
E' il caso dei 5 studenti sudamericani (4 ecuadoriani e 1 colombiana) portati in Italia da Mediterranea Saving Humans, ed ora in attesa di accoglienza a Napoli. Studiavano all'Università di Dnpiro e vivevano a Kiev dove lavoravano, dopo diversi giorni di guerra hanno deciso di scappare portando con se solo i loro 2 gatti. Ora per capirne con esattezza la condizione giuridica bisognerà aspettare il decreto legge del governo italiano che normerà la condizione giuridica di tutte le persone arrivate nel nostro paese in fuga dalla guerra. Anche nella disperazione di uno scenario simile, c'è sempre chi sta peggio di altri.