Oxfam: “A Gaza oltre mezzo milione di palestinesi in fuga dai bombardamenti, chiediamo cessate il fuoco immediato”

La Striscia di Gaza continua a sprofondare in un'emergenza senza precedenti. A oltre sette settimane dalla ripresa dei bombardamenti da parte di Israele, Oxfam denuncia una situazione ormai fuori controllo. Secondo l'organizzazione, a partire dal 18 marzo l'esercito israeliano ha imposto evacuazioni forzate che coinvolgono circa il 70% del territorio. Mezzo milione di persone sono in fuga, spinte verso aree già sovraffollate e prive di qualsiasi infrastruttura in grado di garantire condizioni di sicurezza o servizi essenziali: "La popolazione è terrorizzata e non ha più un posto sicuro dove andare", ha dichiarato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia. Le nuove zone designate per gli sfollati, aggiunge, sono inadeguate, prive di acqua, cibo, assistenza sanitaria, e continuano a essere colpite.
Blocco totale degli aiuti: "Gaza isolata dal 2 marzo"
Oltre alla catastrofe provocata dagli sfollamenti, si aggiunge il blocco totale degli aiuti umanitari. Dal 2 marzo, infatti, Israele ha interrotto ogni accesso di beni essenziali alla Striscia. Non entrano più acqua potabile, medicinali, cibo né carburante. Un isolamento che ha messo in ginocchio anche le organizzazioni che operano sul campo: "Oxfam e i suoi partner – denuncia l'organizzazione – non hanno più alcun rifornimento. Le scorte si stanno esaurendo ovunque, e a Gaza City molte famiglie non hanno più accesso ad acqua potabile". Le operazioni umanitarie sono ormai paralizzate: strade distrutte, interi quartieri isolati, e il personale impossibilitato a raggiungere le persone in condizioni più critiche. I pochi servizi ancora attivi stanno collassando.
Racconti dalla Striscia: "Ogni giorno è un inferno"

Le testimonianze raccolte da Oxfam sul campo rivelano ancor di più la drammaticità della vita quotidiana sotto assedio: "Ogni giorno c'è chi resta intrappolato sotto le macerie, chi tenta di fuggire senza sapere dove andare, chi invoca aiuto ma le ambulanze non possono arrivare", racconta un operatore dell'organizzazione. Crescono anche fame e povertà; i prezzi degli alimenti sono aumentati di sei volte e molte famiglie sono costrette a bruciare legna o plastica per cucinare qualcosa: "Non c'è elettricità, non ci sono forniture, non ci sono alternative", denuncia lo staff. Un'operatrice di Oxfam ha descritto la notte della fuga da Rafah: "Eravamo in nove dentro una piccola auto. Mio fratello è rimasto indietro. I miei figli piangevano terrorizzati. Ovunque c'erano carri armati e case distrutte. Dopo pochi giorni ci hanno fatto evacuare di nuovo".
L'appello: "Serve un cessate il fuoco immediato"
Di fronte a questa escalation, Oxfam chiede con forza un'azione immediata: "Siamo davanti a evacuazioni di massa disordinate, alla fame crescente e a condizioni sempre più disperate", ha ribadito Pezzati. L'appello dell'organizzazione è rivolto sia a Israele sia alla comunità internazionale: fermare l’assedio, riaprire subito i canali umanitari, e avviare ogni sforzo diplomatico per un cessate il fuoco duraturo. Oxfam chiede anche lo stop alla fornitura di armi a Israele, per non alimentare ulteriormente il conflitto e non diventare complici di gravi violazioni del diritto internazionale.
La chiusura del comunicato di Oxfam è un appello alla coscienza collettiva: donne, uomini e soprattutto bambini stanno pagando il prezzo più alto. La comunità internazionale, è il messaggio, non può più voltarsi dall'altra parte: bisogna agire subito, per salvare vite e impedire che la catastrofe umanitaria diventi ancora più irreversibile.
Nuovi raid su Gaza: 16 morti all'alba, la comunità internazionale in allarme
Secondo quanto riferito da Al Jazeera, almeno 16 persone sono state uccise in nuovi attacchi israeliani nelle prime ore di questa mattina, con 12 vittime solo nel centro di Gaza City. I bombardamenti non si fermano e il bilancio di ieri parla di 38 morti palestinesi in diverse aree del territorio assediato.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, è tornato a chiedere un'azione immediata per fermare il conflitto. Davanti al Consiglio di Sicurezza, ha lanciato un appello a intraprendere "azioni irreversibili" per salvare la prospettiva di una soluzione a due Stati, che ritiene ormai vicina al collasso: "Non è più tempo di dichiarazioni di facciata", ha ammonito, "la comunità internazionale ha la responsabilità di impedire che l'pccupazione e la violenza diventino permanenti". Guterres ha invitato i governi a non lasciare che "gli estremisti di ogni parte distruggano ciò che resta del processo di pace".