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Oscar Pistorius si difende: “Non volevo uccidere Reeva, l’amavo”

L’atleta sudafricano è accusato di omicidio premeditato, di aver ucciso Reeva Steenkamp con quattro colpi d’arma da fuoco. Lui in tribunale piange mentre il suo avvocato legge una sua dichiarazione: “Eravamo innamorati, non potevamo essere più felici”.
A cura di Susanna Picone
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L’atleta sudafricano è accusato di omicidio premeditato, di aver ucciso Reeva Steenkamp con quattro colpi d’arma da fuoco. Lui in tribunale piange e il suo avvocato ha letto una sua dichiarazione: “Eravamo innamorati, non potevamo essere più felici”.

Oggi al tribunale di Pretoria, in Sudafrica, è andata in scena la seconda udienza relativa al caso Pistorius, l’atleta che la notte di San Valentino ha sparato e ucciso la sua fidanzata Reeva Steenkamp. Nei confronti dell’atleta paralimpico è stata confermata l’accusa di omicidio premeditato. Pistorius ha ucciso, ricostruisce il pm, con quattro colpi d’arma da fuoco la fidanzata che si era rifugiata nel bagno: ha sparato su “una donna indifesa” dopo essersi alzato dal letto e aver indossato le protesi. Oscar Pistorius, mentre il suo delitto veniva descritto, ha iniziato a piangere in aula. Accuse che però, hanno parlato i legali di Pistorius, l’atleta nega nei termini più netti. Mentre a Port Elizabeth venivano celebrati i funerali di Reeva Steenkamp, a Pretoria è stata letta una dichiarazione giurata del 26enne. Oscar, ha letto l’avvocato Barry Roux, amava profondamente la modella e non l’avrebbe mai uccisa, ma quella terribile sera ha avuto paura che qualcuno fosse entrato in casa. “Reeva aveva telefonato e proposto una cenetta tranquilla”, questa la ricostruzione di Pistorius, “alle 22 della sera del 13 eravamo nella nostra camera, lei faceva yoga e io ero sul letto guardando la televisione. Eravamo molto innamorati, non potevamo essere più felici”.

“Non avevo le mie protesi e ho avuto paura” – Il racconto dell’atleta sudafricano continua spiegando che Reeva Steenkamp aveva fatto un regalo a Pistorius che lui avrebbe dovuto aprire il giorno successivo. Poi le ragioni del perché avesse un’arma al suo fianco: “Sono già stato vittima di violenza in passato. Per questa ragione tengo una pistola calibro 9 sotto al mio letto. Non ci sono inferriate alla finestra del bagno. Qualcuno è entrato nella mia casa”. L’avvocato di Pistorius, mentre lui scoppiava ripetutamente in lacrime, ha concluso ricordando la paura di quella notte: “Ho creduto che qualcuno fosse entrato in bagno, siccome non avevo le mie protesi mi sono sentito terribilmente vulnerabile. Ho sparato contro la porta e ho gridato”. E per i suoi avvocati il fatto che Pistorius abbia sparato non dimostra nulla: “Non vi è alcun elemento che indichi la premeditazione, tutto ciò che sappiamo è che Reeva si è chiusa in bagno e lui ha pensato che fosse un intruso”. Intanto l’udienza è stata aggiornata a mercoledì, nel frattempo Pistorius – che rischia anche l'ergastolo – rimarrà sotto custodia.

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