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Orrore in Congo: ribelli violentano e decapitano una donna, poi bevono il suo sangue

I fatti sono avvenuti a Luebo, nella Repubblica Democratica del Congo, lo scorso aprile. Un gruppo ribelle avrebbe compiuto la violenza cieca e barbara prima di un combattimento: secondo le regole dei rivoltosi, è vietato mangiare pesce prima delle battaglia. La povera donna che li ha serviti purtroppo non lo sapeva…
A cura di B. C.
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Una vera e propria storia dell’orrore quella che arriva dalla Repubblica Democratica del Congo. Una donna è stata violentata in pubblica, frustata e decapitata dai ribelli che poi hanno bevuto il sangue. La sua colpa? Servire loro del "pesce proibito”. In un video diffuso circolato su Whatsapp e risalente al mese di aprile (che abbiamo preferito non mostrare) si vede una folla che applaude quando la sventurata viene trascinata nuda per le strade di Luebo dopo la condanna a morte sancita nei suoi confronti dal leader di un gruppo di insorti, i Kamuina Nsapu.

Secondo le regole dei combattenti  fare sesso, lavarsi, mangiare carne e pesce prima di andare in battaglia è assolutamente vietato perché “rimuove la loro protezione”. Un residente locale ha detto a France24 che la donna ha dato da mangiare del pesce ai ribelli: "Convinti di aver spezzato la loro catena di difesa, i ribelli, guidati da un uomo chiamato, Kabata hanno condannato sia la donna che il figlio della seconda moglie di suo marito ad un incesto in pubblico".  I rivoltosi, dopo la violenza pubblica, hanno decapitato con un machete la donna e il giovane, minorenne. Quindi molti di loro hanno bevuto il loro sangue. I corpi sono stati lasciati appositamente nel centro della città per alcune ore, prima di essere trasferiti in un cimitero locale.

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I fatti sono avvenuti nel periodo in cui il gruppo ribelle ha preso la cittadina di Luebo (40.000 abitanti) per circa 20 giorni dallo scorso 31 marzo, prima che l'esercito congolese li annientasse con l’uso della forza. Durante la loro breve presa di potere, i Kamuina Nsapu hanno ucciso almeno dieci persone, tra cui due agenti di polizia e alcuni amministratori di Luebo, oltre a dare alle fiamme alcuni edifici, tra cui la chiesa locale, e vietato alla gente di lavorare e andare a scuola.

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