Orrore in Argentina, tre donne bruciate vive in un hotel perché lesbiche
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Orrore in Argentina, dove tre donne sono morte carbonizzate nell'incendio divampato in una stanza di un hotel fatiscente di Buenos Aires; le compagne dell'associazione nella quale militavano non hanno dubbi: "Le hanno uccise perché lesbiche". La tragedia si è consumata domenica scorsa nel quartiere di Barracas della capitale argentina. Se inizialmente si era pensato a un rogo causato da una stufa difettosa, con il passare dei giorni si è delineato un vero e proprio "crimine d'odio" e di "genere", nella fattispecie di natura omofobica. Le vittime di chiamavano Pamela Cobbas, Mercedes Roxana Figueroa e Andrea Amarante; le prime due avevano 52 anni, la terza 42.
A provocare l'incendio infatti è stato un uomo che ha lanciato una bottiglia molotov all'interno della stanza 14 di un hotel familiare dove vivevano quattro donne, che formavano due coppie; solo una di loro è sopravvissuta, si tratta di Sofía Castro Riglos, 49 anni. "Le hanno bruciate perché erano lesbiche, perché erano povere e perché erano militanti", hanno denunciato le attiviste dell'associazione gay di Barracas durante una protesta di fronte all'albergo. Il principale sospettato è un vicino di stanza con cui le quattro donne avevano frequenti discussioni. L'uomo, Justo Fernando Barrientos, di 67 anni, ha cercato di suicidarsi prima di essere arrestato.
![Sofía Castro Riglos, unica superstite](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2024/05/Sofia-Castro-Riglos.jpg)
La sostenere la tesi del crimine d'odio anche la Federación Argentina LGBT, secondo cui quello commesso è stato uno dei delitti "più aberranti degli ultimi anni". L’unica sopravvissuta è in condizioni critiche, con gravi ustioni e danni respiratori che necessiteranno di settimane di cure intensive. Il fuoco, propagatosi in tutto l’edificio, ha raggiunto anche le altre stanze: in totale sono quattro le persone ricoverate.
Non vi sono dubbi sulla natura dolosa dell’incendio: sul posto, i vigili del fuoco hanno rinvenuto stracci imbevuti di liquido infiammabile. Se la polizia ancora esita a categorizzare l’episodio come crimine dell'omofobia, secondo la Federación Argentina LGBT non vi sono dubbi: “Non esiste libertà d’odio". "Si è trattato di un lesbicidio, e lo Stato è complice poiché in quella che era considerata la nazione più progressista del Sud America ora il clima ostile nei confronti della comunità LGBTQIA+ e delle altre minoranze sembra essere più diffuso che mai, soprattutto dopo l’elezione di Javier Milei – autodichiarato ‘anarco capitalista' di estrema destra – a guida del Paese". Il presidente argentino ha annunciato a febbraio l’intenzione di chiudere l’Istituto nazionale contro la discriminazione, la xenofobia e il razzismo.