Orban, chi è il premier ungherese che vuole alzare un muro contro i migranti
Viktor Orbàn, classe 1963 primo ministro ungherese e leader indiscusso del partito Fedesz, da diversi anni agita i sonni dei leader europei. Uomo dal piglio autoritario, Orbàn stravince le elezioni politiche del 2010 in Ungheria con un proclami euroscettici e nazionalisti, riducendo al lumicino i socialisti che avevano fino a quel momento governato il paese in maniera quasi ininterrotta dalla caduta del Muro. Grazie alla larghissima maggioranza conquistata in parlamento da il via ad una serie di riforme che rafforzano il potere esecutivo, a discapito del parlamento e di organi di garanzia che dovrebbe essere indipendenti come la Corte dei Conti e la Banca Centrale. Sono gli anni in cui i media e le associazioni internazionali denunciano le pressioni sempre più forti esercitate sulle testate indipendenti.
In pochi anni l'Ungheria assiste così ad una svolta conservatrice sancita dalla riforma della Costituzione del 2012: scompare la dicitura ‘Repubblica' dal nome ufficiale dello stato a favore di nazione. Nel nuovo testo fortissimi sono i richiami etnici e religiosi: i cittadini magiari fuori i confini potranno ottenere la cittadinanza ungherese, riaccendendo le antiche rivendicazioni irridentiste, ed esplicito diventa il richiamo alla religione come valore fondativo dello stato, mentre padre della patria diventa il re ‘santo' Stefano, artefice della conversione del popolo magiaro. Diversi esponenti di Fidesz, come se non bastasse, non lesinano uscite razziste, soprattutto nei confronti dei rom, e antisemite.
Euroscettico da sempre, Orbàn ha proceduto in un continuo tira e molla con le istituzioni europee, rivendicato l'autonomia dell'Ungheria, ma non arrivando mai a nessuno strappo significativo, nonostante fosse stato eletto con la promessa di mettere al posto loro i burocrati di Bruxelles. In fondo, nonostante le sparate e le riforme autoritarie, il Fidesz di Orbàn è di casa nel Partito popolare europeo.
Rieletto nel 2014 con il 44,36% dei consensi che gli danno il controllo di quasi i due terzi del parlamento grazie alla legge elettorale varata dal suo governo precedente. Orbàn rimane il protagonista indiscusso della vita politica ungherese, ma questa volta ha spaventarlo è l'ascesa di Jobbik, il partito di ultra destra che nella sua iconografia fa direttamente riferimento alla Guardia di Ferro, la milizia paramilitare fondata da Corneliu Zelea Codreanu, formazione filonazista nell'Ungheria degli anni '30.
Ora Orbàn fa discutere per l'annuncio di voler costruire un muro divisorio dalla Serbia per fermare il movimento dei migranti, solo qualche mese fa aveva parlato di reintrodurre la pena di morte. Ora può anche darsi che il governo ungherese proceda convinto nella sua direzione erigendo la sua barriera contro i flussi migratori che attraversano i Balcani. Come può anche darsi che gli annunci si sgonfino di fronte la ritrosia delle istituzioni europee. Quello che va compreso però è che quello che rende verosimile la possibilità che nel cuore dell'Est Europa si alzi un muro per proteggere i confini europei è la storia recente dell'Ungheria, e di altri paesi dell'ex blocco sovietico come nel caso polacco, conquistati dal populismo, contesi tra una destra che si vorrebbe moderata e l'estrema destra che avanza.