Open Arms a Fanpage.it: “Siamo in viaggio verso Gaza, missione umanitaria autorizzata da Israele”
La nave di Open Arms si sta avvicinando alla Striscia di Gaza con 200 tonnellate di aiuti umanitari trainati su una chiatta e destinati alla popolazione palestinese sotto assedio da oltre cinque mesi e ridotta ormai alla fame. L'imbarcazione è salpata due giorni fa dal porto cipriota di Larnaca e sta in queste ore costeggiando Israele, dirigendosi verso sud. Dopo diversi ritardi, inizialmente attribuiti a "difficoltà tecniche" legate allo scarico e alla distribuzione degli aiuti, la nave ha preso il largo e salvo problemi dovrebbe giungere a destinazione entro domani.
La missione è stata organizzata in stretta collaborazione con World central kitchen (Wck), l'organizzazione fondata dallo chef José Andrés, che ha messo a disposizione tonnellate di riso, farina, legumi, verdure in scatola e proteine. Open Arms, dal canto suo, sta provvedendo al trasporto. Wck dispone già di squadre arrivate a Gaza all'inizio della guerra ed è stata responsabile della costruzione di un molo per poter scaricare gli aiuti una volta che Open Arms sarà attraccata. L'ubicazione di questo molo non è stata specificata per motivi di sicurezza.
Insomma, la missione è stata preparata nei minimi dettagli, come confermato a Fanpage.it dalla portavoce di Open Arms, Laura Lanuza. "Questa operazione è stata approvata da Israele, che ne ha assunto il coordinamento e la supervisione dopo aver ispezionato tutti i prodotti che intendevamo trasportare e controllato ogni centimetro della nave. Insomma, ci sentiamo tranquilli che il nostro viaggio possa andare per il meglio, ma sappiamo anche che tutto potrebbe cambiare da un momento all'altro".
La neve di Open Arms è in navigazione verso Gaza. Come siete riusciti ad organizzare una missione così complessa, mentre infuria una guerra e ogni giorno l'enclave palestinese è presa di mira dai bombardamenti? E dove avete reperito gli aiuti umanitari?
Questa missione è stata organizzata da Open Arms e World Central Kitchen, Ong specializzata nella preparazione ed erogazione di pasti in contesti come guerre e disastri naturali e climatici. Con loro abbiamo già lavorato un anno e mezzo fa, quando trasportammo tonnellate di cibo a Odessa, città ucraina all'epoca sotto assedio da parte della Russia. World Central Kitchen era già a Gaza da mesi per fornire aiuti alimentari alla popolazione palestinese; li abbiamo contattati spiegando loro la nostra idea. Poi, quando la nostra nave ha raggiunto il porto di Larnaca, a Cipro, abbiamo iniziato a lavorare dal punto di vista tecnico e diplomatico affinché tutto andasse per il meglio. World Central Kitchen ha reperito tutto il cibo, Open Arms sta provvedendo al suo trasporto con una chiatta trainata dalla nostra nave.
Cosa state trasportando, nello specifico?
Stiamo navigando con 200 tonnellate di farina, riso e verdure, tutti alimenti di prima necessità che destineremo alla popolazione di Gaza sotto assedio. Il cibo verrà immagazzinato e poi preparato direttamente da World Central Kitchen, che come ho spiegato ha una lunga esperienza in questo tipo di missioni.
Perché Open Arms ha deciso di organizzare questa missione in un territorio in cui Israele non ha risparmiato dai raid neppure sedi dell'ONU?
Vogliamo dare una mano. Ogni volta che assistiamo a un'emergenza cerchiamo di trovare un modo efficace per fornire aiuto. In questo momento a Gaza milioni di persone sono in reale pericolo, stanno vivendo una situazione davvero disperata e non potevamo restare con le mani in mano, visto che abbiamo la capacità per intervenire. Ad ogni modo voglio essere chiara: la nostra non è l'unica missione diretta a Gaza e fondamentalmente la cosa più importante è che venga aperto un corridoio marittimo affinché anche altre barche possano portare aiuti umanitari in modo sostenibile e sicuro.
Open Arms ha ricevuto da Israele la rassicurazione che potrà raggiungere Gaza? Non temete che le autorità di Tel Aviv possano bloccare gli aiuti, come stanno facendo per quelli che dovrebbero arrivare via terra da Rafah?
Oltre che dal punto di vista tecnico questa missione è stata molto complessa anche sotto l'aspetto diplomatico. Da quando siamo arrivati a Larnaca, ormai diversi mesi fa, è stata nostra premura parlare con tutte le parti: dal governo di Cipro all'ambasciata palestinese, ma naturalmente anche con i rappresentanti di Israele. Quindi sì, questa missione è stata approvata da Tel Aviv, che ne ha assunto il coordinamento e la supervisione dopo aver ispezionato tutti i prodotti che intendevamo trasportare e controllato ogni centimetro della nave. Insomma, ci sentiamo tranquilli che il nostro viaggio possa andare per il meglio, ma sappiamo anche che tutto potrebbe cambiare da un momento all'altro sulla base dell'evoluzione della situazione sul campo. Tuttavia siamo fiduciosi e abbiamo ricevuto ampie garanzie per la sicurezza della missione e del nostro staff.