Onu: “In Sud Sudan lo stupro delle donne è la paga dei soldati”
La possibilità di stuprare le donne come ricompensa per i combattenti del Sud Sudan: è l'accusa contenuta in un dossier delle Nazioni Unite che analizza lo stato dei diritti umani nel paese africano: "Fonti attendibili indicano che gruppi alleati al governo sono autorizzati a stuprare donne in sostituzione dei salari", afferma l'Onu. Ma anche gruppi di opposizione e bande criminali attaccano sovente donne e ragazze. Il numero di abusi sessuali è "scioccante": in soli cinque mesi l'anno scorso, da aprile a settembre, l'Onu ha registrato più di 1.300 segnalazioni di stupri in uno solo dei dieci stati del Sud Sudan, lo Stato d'Unità, ricco di petrolio. Secondo il rapporto "la portata ed i tipi di violenza sessuale – in primo luogo da parte del governo delle forze SPLA e le milizie affiliate – sono descritti con dettagli devastanti e spaventosi, così come l'atteggiamento quasi disinvolto, ma calcolato, di coloro che hanno massacrato civili, distrutto beni e mezzi di sussistenza", ha detto l'Alto commissario Onu, Zeid Ra'ad.
Donne stuprate per terrorizzare i civili
Secondo il dossier dell'Onu centinaia di donne sarebbero state stuprate al solo scopo di terrorizzare la popolazione civile: le violenze sono state perpetrate sia da gruppi lealisti che di opposizione. Nelle 102 pagine del rapporto stilato dalle Nazioni Unite si legge che 10.533 civili sono stati uccisi nel 2015, fino a novembre, la stragrande maggioranza in modo deliberato. Gli inviati dell'Onu hanno poi documentato oltre 1.300 casi di stupro tra aprile e settembre solo nello Stato dell'Unità e più di 50 casi da settembre a ottobre. Zeid Ràad al-Hussein, Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha confermato che "quella in Sud Sudan è una delle più orrende situazioni dei diritti umani nel mondo, con un uso diffuso dello stupro come strumento per terrorizzare e come arma di guerra".
Stupri commessi soprattutto dalle truppe del governo
L'Onu denuncia che la maggior parte degli abusi sessuali è stata commessa dai soldati facenti capo all'esercito di Juba, capitale del paese. Anche le milizie affiliate all'esercito, composte per lo più da giovani, hanno sequestrato e violentato donne e ragazze essenzialmente come forma di pagamento sulla base di un accordo che consentiva loro di "fare tutto quello che potevano e prendersi tutto quello che potevano". Numerose donne hanno riferito di essere state catturate come "spose" dai soldati e tenute in schiavitù in baracche, dove venivano ripetutamente violentate. Sovente i soldati hanno ucciso ragazze che resistevano alla violenza sessuale.
La guerra civile in Sud Sudan è esplosa nel 2013 quando il presidente Salva Kiir ha accusato il suo ex vice Riek Machar di aver tentato un golpe. Il conflitto si è trasformato ben presto da politico a etnico, provocando decine di migliaia di vittime e almeno due milioni di profughi. Ad agosto i due leader hanno concordato la formazione di un governo di transizione, che però non ha ancora visto la luce. Secondo l'Onu negli ultimi cinque mesi sarebbe stato registrato un numero raccapricciante di esecuzioni sommarie tra i civili.